5A Istituto Antonio Zanelli, Reggio Emilia– 2020

Adolfo
Rossi

Rossi Adolfo, nato a Villa Coviolo numero 89 a Reggio nell’Emilia il 22 Agosto 1924, era un uomo modesto, fin dalla nascita legato alla terra grazie agli anni passati a contatto con essa assieme alla propria famiglia, da sempre contadina, e con un’istruzione adeguata ed il mestiere ragguardevole di tornitore.
Il 28 novembre 2019 è iniziato il nostro percorso assieme ad Alessandra Fontanesi dell’associazione Istoreco, la quale, insieme al professor Bonvicini, ci ha offerto l’opportunità di immedesimarci nel lavoro dello storico, ricostruendo la storia dell’IMI Adolfo Rossi, un ragazzo ventenne morto nel campo tedesco di Hameln durante la Seconda guerra mondiale, e di avere l’onore di assistere alla posa della pietra di inciampo dedicatagli a San Rigo, luogo dell’ultima abitazione conosciuta di Adolfo.

Durante la prima visita Alessandra ci ha condotti per la città, facendoci osservare ed analizzare diverse lapidi in onore ai caduti e ci ha portati di fronte ad altre pietre d’inciampo posate precedentemente, il tutto accompagnato da letture di storie di altre persone che vennero catturate, IMI e non, prodotte da altri studenti prima di noi, lasciandoci vari momenti di riflessione.
Negli incontri successivi ci sono state fornite delle fonti documentarie su Adolfo che la nostra classe, divisa in gruppi, ha esaminato e sulla base di queste ha ricomposto la sua biografia. In particolare abbiamo studiato foto, documenti di nascita, lettere e il foglio matricolare, ma abbiamo avuto anche l’occasione di usufruire di una fonte orale: Alessandra infatti ci ha fatto ascoltare un’intervista svolta da lei stessa a Franca Gianferrari, nipote di Adolfo Rossi, attraverso la quale siamo riusciti a ricostruire una sorta di albero genealogico ed un ordine cronologico degli eventi, riempiendo alcune lacune.

Rossi Adolfo, nato a Villa Coviolo numero 89 a Reggio nell’Emilia il 22 Agosto 1924, era un uomo modesto, fin dalla nascita legato alla terra grazie agli anni passati a contatto con essa assieme alla propria famiglia, da sempre contadina, e con un’istruzione adeguata ed il mestiere ragguardevole di tornitore.
Stando alle informazioni riportate sul foglio matricolare, Adolfo era un giovane dai capelli castani e lisci, gli occhi bruni, magro, alto 1,82 m, di religione cattolica e con un titolo di studio di scuola elementare.
La famiglia, di stampo patriarcale e al capo della quale era presente l’uomo più anziano di nome Aldo, era formata dagli zii di Adolfo come Onesto Rossi e Giuseppina; dai genitori Guido Rossi e Maria Cocchi ed infine dalla sorella più piccola Elena Rossi anche detta “Lella”.
Fu proprio quest’ultima a fornire fondamentali informazioni riguardanti il fratello catturato, insieme all’amico Soncini, quel fatidico settembre del 1943, quando nove giorni prima fu chiamato a prestare servizio militare per l’esercito italiano, all’età di soli diciannove anni.
Tra le informazioni fornite dalla famiglia, si evidenzia una lettera spedita da Emmerthal, sottocampo dello “M-Stammlager”, situato vicino ad Hameln (bassa Sassonia), in cui si trovava Adolfo e nella quale egli dichiarava in modo falso, ma con lo scopo di rassicurare la famiglia, le proprie condizioni fisiche e di salute, la frase più sconcertante è quella in cui egli afferma di aver preso otto chili, espressione che, quasi certamente, indica una situazione contraria.
Adolfo morirà infatti molto presto, il 18 Aprile del 1944, di una morte dovuta agli stenti ufficialmente attribuita alla peritonite presso l’ospedale di campo di Hameln per poi essere inumato nel cimitero dei prigionieri di guerra della stessa città.
Egli fu quindi uno dei tanti IMI, internati militari italiani, deportati in Germania, in seguito all’armistizio tra Italia e alleati, e lì torturati, sottoposti a duro lavoro fino allo sfinimento per, alla fine, essere cancellati completamente, proprio come se non fossero mai esistiti.
Rintracciando però la famiglia e sommando le diverse fonti ottenute, siamo riusciti a ricostruire, purtroppo solo in parte, la vita di una persona che il fascismo intendeva annullare, restituendogli un’identità e, cosa più importante, un’altra vita all’interno della memoria di ciascuno di noi.

Il nome di questo ragazzo era Adolfo Rossi, morto nel 18 aprile 1944 all’età di soli vent’anni nell’ospedale del campo IMI di Hameln in Germania e che ora riposa insieme a migliaia di ragazzi come lui .
La sua storia è un chiaro esempio di opposizione alle follie del nazismo e dovrebbe essere un monito per tutti noi,ecco il motivo della realizzazione del questo testo che segue.

Con questa lettera vengo a voi per presentarmi, mi chiamo Adolfo Rossi, sono nato il 22 agosto
del 1924 a Coviolo, in provincia di Reggio Emilia.
La mia famiglia è di origine contadina, mia madre è Cocchi Maria e mio padre è Rossi Guido e io
sono il secondo di tre figli, fratello di Lella e Piera.
Ho terminato gli studi in quinta elementare per andare a lavorare come tornitore meccanico, fino a
quando non sono dovuto partire per la guerra, ormai un anno fa.
Sono partito il 30 agosto del 1943 per poi essere internato in Germania, in seguito agli eventi
bellici del 8 settembre dello stesso anno.
Sono poi stato deportato nel campo di Emmertal vicino ad Hamelm, dov’era richiesta una notevole quantità di manodopera. Qui, a causa dell’armistizio io e gli altri soldati siamo definiti IMI, ovvero gli internati militari italiani a cui non vengono concessi i diritti abituali.
La vita qui non è facile, siamo costretti a lavorare tutta la giornata, ho persino perso 8 kg e le forze vanno calando. Purtroppo, appena partito, sono stato separato dal mio caro amico Soncini, spero di avere presto sue notizie. La mia famiglia mi manca molto, per questo tempo fa ho scritto loro una lettera per rassicurarli sulle mie condizioni.
Vorrei che tutti coloro che leggeranno la mia lettera possano far conoscere al resto del mondo la mia storia.
Mi chiamo Adolfo Rossi, ho 22 anni, ma non ce l’ho fatta.
(Testo frutto della fantasia degli studenti)

Adolfo Rossi

via Oliviero Ruozzi, 25
42123 Coviolo, Reggio Emilia