Istituto Silvio d’Arzo, Montecchio Emilia (RE) – 2018
Aronne
Maccari
Aronne Maccari nasce nel primo mattino del 25 ottobre 1915 in località Ghiaia a Sant’Ilario di Reggio Emilia, via Montello 43. Il padre Antonio Maccari e la madre Igina Benassi hanno altri quattro figli, tra cui Adolfo, del quale ci è giunta una richiesta di indennizzo alla Croce Rossa per la scomparsa del fratello, ricca di preziose informazioni.
Aronne prosegue con successo la professione del padre, il sarto del paese, e nel 1938 entra in contatto con un francese per organizzare la raccolta fondi del Soccorso rosso. Già prima della Resistenza, infatti, Aronne è di orientamento comunista e opera nel Partito comunista, favorendo la diffusione e la stampa clandestina di volantini, iscrizioni e stampigliature murali.
Il 28 gennaio del 1940 sposa Gilda Bertani.
Convinto antifascista, il Primo maggio del 1944 si arruola nella 77esima brigata SAP: la sua casa diventa punto di riferimento per la Resistenza santilariese, tant’è che, durante i primi bombardamenti, gli sfollati vi trovano riparo.
Durante il rastrellamento delle SS assieme alla brigata nera, avvenuto nel novembre del 1944, Aronne viene catturato come oppositore politico e portato alla SD di Parma, dove sarà torturato. Il 13 dicembre dello stesso anno viene poi inviato al campo di smistamento di Bolzano deportato l’11 gennaio dell’anno seguente a Mauthausen. Qui resta in quarantena fino all’8 febbraio, data in cui è trasferito al sottocampo di Gusen 1.
Pietro Bigi ricorda Aronne come un uomo di grande generosità e altruismo: infatti, durante la permanenza nel campo, si prende cura dei più giovani, tra cui l’amico Walter Fabbi, con il quale condivide la prigionia fino agli ultimi momenti della sua vita.
Si spegne non ancora trentenne il 2 aprile del 1945 in seguito ad una crisi nervosa dovuta al massacro della famiglia Cervellati dai soldati nazisti, avvenuto sotto i suoi occhi, che peggiorò le sue già precarie condizioni fisiche.
I registri del campo indicano Aronne come un parrucchiere: una testimonianza dell’amico Walter Fabbi ci rivela il motivo che ha spinto il giovane santilariese a tenere celata la professione di sarto: “Lui faceva il sarto da civile e io ho insistito più volte perché lo dicesse al kapò perché avevano bisogno di manodopera specializzata. Avrebbe avuto la possibilità di una vita migliore e di più cibo. Ma lui rifiutò sempre, era solito ripetermi: “Io per quelli lì non lavoro”; e così continuò a lavorare in un comando molto duro, non so se fosse la cava o altro; sicuramente non lavorava nelle officine.
È nel segno di questa profonda fedeltà alla giustizia e ai propri valori, anche nella situazione più disperata, che oggi vogliamo ricordare Aronne Maccari.
Matteo Castagnoli, Fabio Ori, Camilla Vescovi.
Aronne Maccari
Strada Montello, 46, 42049 Sant’Ilario d’Enza RE, Italia