5G Istituto Catteneo-Dall’Aglio, Castelnovo ne’ Monti (RE) – 2018
Dante
Padoa
Sono un ebreo. Assassinato.
Mi chiamo Dante, Dante Padoa, figlio di Paolo e Luigia Camurri. Nato il 3 marzo del 1883 a Reggio Emilia, per molti anni ho lavorato alle Poste, prima come semplice impiegato poi come capo ufficio ragioneria; grazie a tale qualifica ho avuto la possibilità di vivere, con la mia famiglia, in un appartamento riservato ai dipendenti postali in via Cagni n. 4. Il 17 settembre del 1914, all’età di 31 anni, mi sono sposato in Municipio con Ebe Almansi dalla quale ho avuto due figli: Lazzaro e Vera.
Vera ha lavorato per un po’ come ragioniera, Lazzaro si è laureato in Lettere classiche all’Università di Bologna nel 1938. 1938… le nostre vite sono cambiate proprio a partire dal 1938: a causa delle leggi razziali io, ebreo, ho perso il lavoro; Vera, ebrea, è stata licenziata; Lazzaro, ebreo, pur essendo abilitato non ha potuto insegnare nelle scuole pubbliche. Ci siamo trasferiti in via Secchi e fortunatamente Lazzaro è riuscito a mantenere la famiglia dando lezioni private a studenti liceali.
L’anno peggiore, per noi, è stato il 1943: per salvarci dalla persecuzione nazi-fascista siamo stati costretti a scappare, a nasconderci, abbandonando i nostri cari, la nostra casa, la nostra città!
Ci siamo rifugiati in montagna, a Costabona di Villa Minozzo, ospitati e protetti dalla maestra Fioroni ma abbiamo continuato ad avere paura, paura di essere scoperti, arrestati, deportati, uccisi… Oggi, 4 agosto 1944, i nazi-fascisti stanno rastrellando a Villa Minozzo. Ho paura. Cerco di scappare, di nascondermi ma qualcosa mi blocca e ferma la mia fuga per sempre. Morto di infarto si dirà nel cimitero ebraico di via della Canalina dove sarò sepolto; no, morto assassinato!
Sono un ebreo. Assassinato.
Dante Padoa
Via Umberto Cagni, 4,
42124 Reggio Emilia RE, Italia