Classe 4C Liceo Classico Ariosto- Spallanzani, Reggio Emilia – 2017

Ettore
Guidetti

È un grande responsabilità dover ricostruire la vita di una persona la cui biografia sarebbe altrimenti andata perduta. È facile scordare che la vita è fatta di persone vere, e non solo di numeri, ed è questo ciò che ci sta aiutando a comprendere questa esperienza.

Fra tutti i caduti nei campi di concentramento tedeschi abbiamo avuto la fortuna di imbatterci in Ettore Guidetti: un uomo, un marito, un padre, un figlio, un amico, ed un operaio, prima che un deportato. Non possiamo sapere come o per cosa avrebbe voluto essere ricordato, ma sappiamo che noi vogliamo ricordarlo per la sua vita, e non solo per la sua morte.
Se la vita è un libro, ad Ettore Guidetti non è stato dato di poter scrivere il suo finale; ora tocca a noi porre un segno per ricordarlo, ma è a voi decidere se fermarvi a leggerlo.

Ettore Giovanni Achille Guidetti nasce a Reggio Emilia il 19 giugno 1908, figlio di Dante e Filomena Bigi. Si sposa nell’ottobre del ’36 con Edvige Marghignani, con la quale si trasferisce in via Alfeo Giaroli n° 3, attualmente via Antonio Piccinini; da Edvige avrà due figlie, Loredana e Luciana. Lavora come collaudatore presso le O.M.I. Reggiane. Il 10 agosto del ’44 è coinvolto in un rastrellamento di 30 operai specializzati, che vengono inviati a Colonia per sostituirne altrettanti, come riportato da un documento dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra datato 1946. Durante il trasferimento a Bernburg, riesce a fuggire e percorrerà più di mille chilometri a piedi prima di essere arrestato a Salisburgo il 7 novembre 1944. Deportato a Dachau e successivamente trasferito a Buchenwald, è destinato poi al lavoro forzato nella fabbrica bellica di Gustloff-Werke, a Weimar. Muore in seguito all’attacco aereo degli Alleati sulla suddetta fabbrica il 9 febbraio 1945.

Mi ricordo ancora quando mio marito, dopo il lavoro, tornava da me e dalle nostre figlie; ma i tempi sono cambiati, la guerra ha distrutto il nostro futuro. Quel rastrellamento in città ha portato lontano da me l’uomo che mi è sempre stato vicino e che fino ad allora non mi aveva mai lasciato. Ancora non so molto di come sia andata a finire, tutto ciò che so è che ha cercato di tornare a casa: disperato, sfinito dalla fame, affaticato; così me lo immagino mentre cerca di scappare oltre il filo spinato. Mi hanno parlato di 1200 chilometri che lui ha percorso per fuggire. Come avrà fatto? Mancava poco e sarebbe tornato da me. Ora so che non lo farà mai, me lo hanno detto poche parole scritte su un foglio. So anche solo che una persona continuerà ad amarlo: quella persona sono io, Edvige Manghignani, vedova Guidetti.
(Questa lettera è frutto della fantasia degli studenti)

Ettore Guidetti

Via Antonio Piccinini, 3,
42124 Reggio Emilia RE, Italia