Cos’è un cimitero? Solo un posto in cui sono sepolti corpi? No, è anche, se non soprattutto, un luogo di memoria. Un luogo in cui chi è stato, continuerà ad essere in eterno, in cui si va non tanto per trovare compagnia o conforto, ma quanto per non dimenticare chi non è più fisicamente con noi. Il nostro nome ci identifica, è la nostra identità, infatti il nome apposto sulle lapidi non serve ad altro che a ricordare che sotto ad essa è presente il corpo di qualcuno che ha vissuto veramente, indipendentemente dalla fumosa memoria che alle nuove generazioni rimane del passato.

Noi siamo soliti portare fiori sulle tombe dei nostri cari, per portare un po’ di vita in un luogo di morte. Al contrario gli ebrei separano nettamente la vita dalla morte, al punto da non lasciare niente di vivo vicino alle lapidi. Vogliono comunque lasciare un segno della loro vicinanza al defunto e lo fanno portando oggetti inanimati, solitamente sassi. Questi sassi sono un’ottima rappresentazione del senso di infinito, in quanto essi sono eterni, non appassiranno mai, non perderanno mai il loro colore.

Tutti sanno la differenza tra un cimitero ed un bosco. Eppure nel bosco cittadino di Zbylitowska Gora sono stati sepolti degli esseri umani, non per sbaglio, non per necessità, ma a causa dell’odio e della violenza di alcuni. Vite stroncate in fosse comuni, sepolte da terra quel tanto che bastava per non far arrivare l’odore di morte al paese vicino. Uomini trattati come bestie, senza alcuna pietà, senza rispetto dei loro precetti religiosi, anzi proprio a causa di questa religione.

Non bisogna dimenticare che quelle persone hanno cambiato il mondo, forse di poco, forse solo nel loro piccolo, ma hanno fatto la differenza, è anche merito loro se la realtà è come la conosciamo.

Giulia Artoni, classe 4L, Istituto Matilde di Canossa