4D e 4G Istituto Catteneo-Dall’Aglio, Castelnovo ne’ Monti (RE) – 2020

Guido
Tacchini

Della vita di Guido Tacchini, partigiano nato a Ligonchio il 25 marzo 1892, abbiamo, purtroppo, pochi atti e documenti ufficiali, analizzando i quali abbiamo cercato di ricostruire una parte della sua biografia.
A un certo punto la sua vita fu stravolta.
Le Pietre d’inciampo – invenzione geniale dell’artista tedesco Gunter Demnig – sono monumenti minimi che lanciano un ponte con un passato tragico e violento: un semplice sampietrino, della misura standard di 10 cm x 10 cm reca incisi, sulla superficie superiore di ottone lucente, pochi dati identificativi, anticipati dalla scritta «qui abitava»: nome e cognome di un deportato, data di nascita, data e luogo di deportazione, data di morte in un campo di sterminio, quando nota. È collocato sul marciapiede prospiciente l’abitazione del deportato.

In occasione di questa giornata commemorativa, noi abbiamo fatto un laboratorio per conoscere la vita di Guido Tacchini attraverso alcune fonti storiche per poi elaborare la sua biografia.

Della vita di Guido Tacchini, nato a Ligonchio il 25 marzo 1892, abbiamo, purtroppo, pochi atti e documenti ufficiali, analizzando i quali abbiamo cercato di ricostruire una parte della sua biografia.
Di lui sappiamo che i genitori si chiamavano Carlo Tacchini e Maria Sassi, Zita Severi la moglie; la coppia aveva quattro figli.
Sappiamo inoltre che si unì alla 25^ Brigata Garibaldi.

A un certo punto, però, la sua vita fu stravolta.
Sì, perché Guido fu prelevato con altri compaesani e deportato a Kahla, dove morì il 23 aprile 1945 nel lager 7, all’età di 52 anni, probabilmente per pleurite.

Siamo riusciti a ricavare alcune informazioni sulle condizioni della sua salute dall’analisi di un referto medico che reca la data di ricovero, 7 gennaio 1945, e quella di rilascio, 22 marzo 1945. Abbiamo cercato di tradurre questo documento dal tedesco e, oltre all’elenco di problemi fisici dovuti alla malnutrizione e alle condizioni durissime di vita nel campo, quanto ci ha maggiormente colpito è stata la freddezza con la quale il medico lo ha dimesso, poiché le terapie tentate non davano risultati, definendolo semplicemente ‘Non più abile al lavoro’ il che significava ‘destinato a morire’, ormai un peso per i Nazisti.
Ci ha molto toccato anche sapere che la famiglia di Guido è rimasta per diversi anni all’oscuro della sua sorte: infatti, tra gli atti che abbiamo analizzato, vi è un documento inviato dall’ufficio tedesco al Consiglio comunale dell’anagrafe di Kahla, datato 14 gennaio 1954 che avrebbe dovuto avvisare della morte di un parente i famigliari delle vittime naziste. Ci è sembrato particolarmente atroce e privo di umanità il fatto di aver avvisato la moglie e i figli solo molti anni dopo la morte di Guido: immaginiamo il dolore e lo strazio quotidiano di quanti hanno atteso, invano, il ritorno dei propri cari e, nonostante la sofferenza, hanno dovuto cercare di provvedere alla famiglia, ai figli piccoli, nutrendo nel profondo la speranza che un giorno avrebbero potuto riabbracciare, quasi per miracolo, il loro caro.

Con il nostro lavoro speriamo di rendere degna memoria a questo innocente, vittima di quel brutale fenomeno che fu la deportazione, lo sfruttamento estremo, lo sterminio programmato, ideato dalla ferocia e ignoranza dell’uomo, frutto del disprezzo per la dignità umana, come solo una volontà assassina può deliberatamente applicare.
Con questa pietra vogliamo celebrare l’uomo che mangiava in quella casa, che vi aveva i suoi affetti, la moglie, i figli; ci ricorda l’uomo concreto che è stato strappato alla realtà, alla vita di tutti i giorni ed agli amici, perdendo la propria dignità e divenendo un semplice numero.
vogliono ricordare i nostri concittadini, vittime delle atrocità naziste, e soprattutto far riflettere ognuno di noi.

La posa di queste Pietre d’inciampo vuole ricordare chi duramente pagò per le sue convinzioni, come pure vuole insegnarci che la nostra convivenza si costruisce sul rispetto e la tutela della dignità della persona senza discriminazioni di pensiero politico, fede religiosa o paese di nascita. Ciò dovrà essere un richiamo alla coscienza delle persone, un “inciampo” morale che faccia soffermare le persone a riflettere sull’ingiustizia di questo atto, per far sì che non si ripeta.
Ed allora questa pietra, questo tassello, diventa la memoria di un uomo concreto, reale, e l’inciampo è rivolto a tutti noi che ogni anno perdiamo consapevolezza di quanto è stato, affinché non si cada nell’indifferenza.

Questa posa assolve al compito primo della memoria: ricordare la storia per prevenirne la ripetizione. Chiunque inciampi oggi, dagli abitanti della casa dove è installata la pietra ai cittadini che transitano per la via ai turisti, non può far finta di niente.

Guido Tacchini

Via la Rocca,20
Località Minozzo
42030 Villa Minozzo (RE)