Classe 5D Istituto Angelo Motti, Reggio Emilia – 2016

Ida
Liuzzi

“Da allora, senza segni premonitori, questa lenta agonia di continuo ritorna: e fino al momento in cui non si racconta la mia terribile storia Il cuore imprigionato dentro di me brucia”

Judenrein di Sandra Bianco
Perché dedicare una pietra d’inciampo a Ida Liuzzi?
Forse per molti potrà sembrare un gesto non rilevante e di poca importanza, in quanto non deportata ad Auschwitz…
Perché è sempre più difficile, per noi giovani, provare ad emozionarci e ad immedesimarci, leggendo e parlando di eventi e di fatti storici che hanno segnato la storia dell’umanità tutta.
Difficile, perché con superficialità lo definiamo passato: il passato é finito, quindi risulta poco intellegibile anche il dolore che una comunità, come quella ebraica, ha provato e si porta ancora dentro, con strascichi che influenzano tuttora, oltre la loro, la nostra vita quotidiana, segnata da attentati e dimostrazioni di antisemitismo. Non riusciamo, pienamente, a capire, perché nessuno di noi è nato nel 1877, nessuno di noi è obbligato a portare un segno distintivo e umiliante al cospetto degli altri compagni, nessuno di noi è costretto a stare chiuso in un ghetto ad una certa ora, senza poter vedere i suoi amici, perché separati da un cancello; inoltre, a nessuno di noi è vietato possedere qualcosa o frequentare la scuola, i luoghi pubblici e di divertimento. Forse la cosa che noi non riusciamo a capire, perché è una realtà molto differente dalla nostra, è che a loro regolavano la libertà, quella che noi abbiamo, senza aver faticato per conquistarcela, e di cui, spesso, possiamo anche abusare.
Ma chi era Ida Liuzzi? Qual era la sua storia?
Ida Liuzzi nacque nel solstizio d’estate del 1877, da Samuele Liuzzi, medico, e Carmi Irene; di lei durante la Seconda guerra mondiale sappiamo ben poco: era sola, nubile e malata, l’unico sostegno le veniva dato da suoi parenti danarosi di Milano e dalla domestica Zelinda di Scandiano, che nel 1938 il questore le permise di tenere benchè “ariana”.
Ma come mai le fu concesso?
Probabilmente perché Ida non creò mai alcun problema al fascismo e perché il suo mantenimento non dipendeva dell’economia reggiana, non pesava su di essa.
Negli ultimi mesi della sua vita però lasciò la casa di Reggio per andare a vivere “clandestinamente” a Borzano di Albinea, in località Borgo, dove fu nascosta dalla sua domestica in un fienile da cui non uscì mai.
Qui morì il 16 Agosto 1944, ma il suo decesso, dichiarato da tre testimoni di Albinea: Federico Russo, Primo Montanari e Melloni Giovanni, venne registrato a Reggio Emilia il 13 Settembre 1944. La sepoltura avvenne nel cimitero ebraico di Reggio Emilia. La tomba di Ida Liuzzi si trova sul lato nord del Cimitero israelitico, a fianco di quella della sorella Eloisa, deceduta nel 1934 a 67 anni.
Per entrambe un’unica dedica: “I nipoti a perenne ricordo posero”.

Ida Liuzzi

Via Roma, 7
42121 Reggio Emilia RE, Italia