Questo è il lungo testo a più voci letto dalla 5B del liceo scientifico Moro, frutto del lavoro di Anja Pisi (la lettrice), Giulia Davoli, Francesco Chiari, Tommaso Gregori, Filippo Mussini, Beatrice Catellani e Francesca Redeghieri

BUIO

La prima immagine che ci è venuta in mente con la parola buio è stata la cella senza finestra della fortezza piccola di Terezin.
La solitudine di quei prigionieri che avevano diritto a solo poche ore di luce per uscire dalle tenebre della loro interiorità.
Buio però può anche essere la storia che spesso non viene raccontata e viene lasciata nell’oscurità. Questo viaggio demonizza anche questo illuminando gli eventi per aiutare la memoria e aiutando a ricordare per esempio questa città che è stata proprio spenta dalla guerra.
Infine buio è il frutto dell’alienazione che subiscono sia le vittime che i carnefici della seconda guerra mondiale che perdono la loro identità e i loro pensieri e vengono lasciati in preda alla notte.
Giulia Davoli

CAMMINO

Cammino, non viaggio, cammino.
Emblema del tragitto e della fatica.
Questa parola ha un significato ambivalente: il cammino che noi dobbiamo percorrere verso il passato, per non dimenticare, un percorso verso la dimensione del ricordo, ma anche il cammino del passato verso il presente, perché la nostra storia arriva inevitabilmente ad influenzare il nostro presente.
Cammino non tanto per l’importanza dell’arrivo in sé, ma per l’esperienza che il cammino stesso comporta, l’importanza di ogni singolo passo per arrivare alla consapevolezza di ciò che è accaduto, per arrivare alla consapevolezza della realtà del passato e di ciò che è stato.
L’importanza del cammino nell’atto del cammino.
Francesco Chiari

MOSTRO

Giovedì pomeriggio ho visitato la pinacoteca presso il convento di St. Agnese, una raccolta di arte medioevale boema.
Nel mio percorso ho trovato un’opera raffigurante una delle tentazioni di Gesù nel deserto ed era raffigurato anche il diavolo. Con corna, zanne, denti appuntiti, un volto orribile anche nell’espressione.
Questo artista del 1300 ha rappresentato il mostro attraverso l’immaginazione provando a renderlo il più brutto possibile.
Ma chi davvero ha visto i mostri sono gli ebrei, e con loro tutte le vittime della Shoah, che non sono riusciti a dargli un volto definito perché a differenza di quello che si crede, non si parla del diavolo della tentazione di Cristo, ma persone con viso e sembianze umane, uomini qualunque indistinguibili apparentemente dai noi.
Filippo Mussini

ETERNITÀ

Eternità, parola che ci rimanda alla colpa eterna di cui si sono macchiati gli uomini per le loro brutture, eterno come il dolore della comunità ebraica e ancora, eterna è la memoria di ciò che è avvenuto perché non bisogna dimenticare e questo viaggio ci ha proprio insegnato questo.
Tommaso Gregori

NUMERI

NUMERI, perché in una stanza entravamo a mala pena in 30 e loro dovevano viverci in più di 40.
NUMERI, quelli visti al museo di Terezin dei bambini vittime della tragedia.
NUMERI, perché l’identità di un essere umano è stata ridotta ad un numero, ad un cumulo di cifre.
NUMERI, che in quanto dati, sono e saranno sempre un orribile certezza.
Beatrice Catellani, Francesca Redeghieri

La 5B del liceo scientifico Moro mentre offre le proprie riflessioni ai compagni di viaggio a Lidice.