Ci sono cose che anche se raccontate sembrano inverosimile, crimini che fanno pensare a quanto possa cadere in basso l’essere umano spinto da chissà quali ideali o ideologie.
Oggi scrivo dopo aver pensato per giorni alle storie narrate dagli studiosi e da chi ha vissuto il crimine, perché di un crimine si tratta, della deportazione e dello sterminio degli ebrei, visitando il luogo dove la morte ha vissuto in ogni angolo non sono riuscito a capire perché gli altri visitatori stessero male o si disperassero… io al contrario provavo una rabbia immonda verso coloro che hanno respo possibile questo crimine contro una “razza”.
La rabbia… colei che domina il pensiero umano, ancora mi chiedo come sia possibile che alcuni sopravvissuti non provino rabbia o odio nei confronti di chi ha fatto ciò.
Le persone che sono riuscite a superare il proprio passato, tornando a sorridere, sono coloro che hanno una forza immensa e tutti abbiamo il diritto e dobbiamo avere la coscienza per portare il rispetto che meritano.
La morte… per alcuni un gioco che costruisce risate, per altri le lacrime che scivolano lentamente sul viso. Esistono questi punti di vista ma nel primo caso queste non si possono più considerare persone ma esseri umani dominati da un demone, che non è imbattibile ma semplicemente è più facile non combatterlo.
Nella seconda la tristezza, l’angoscia e la disperazione diventano in un secondo la persona stessa divorandola…
Vivere non significa essere felici, ma nemmeno stare male… vivere significa essere liberi, poter pensare e agire… chi limita queste capacità non può più parlare di vita e di futuro ma solo di errori perché esso è destinato a fallire, anche se, purtroppo, riuscirà a fare del male comunque.
Per concludere la morte non può e non deve essere imposta, ricordiamo ciò che è stato e ciò che sarà, invece possiamo solo costruirlo sulle antiche macerie…
Erik Ruggiero, 5C Istituto Motti