3E E 3A IC “EZIO COMPARONI” , BAGNOLO IN PIANO (RE) – 2021
PACE
TAMAGNINI
Catturato dopo l’8 settembre 1943, data dell’Armistizio, è internato nei territori occupati dai nazisti in Bielorussia dove troverà la morte il 2 aprile 1944.
Ciao, sono Pace Tamagnini e vivo nel vostro stesso comune, o almeno vivevo.
Infatti sono morto il 2 aprile del 1944 in Bielorussia, nel campo di concentramento di Minsk, dove mi hanno tenuto come prigioniero di guerra per molto tempo.
Il campo di concentramento era freddissimo, mi ricordo che non sentivo più le mani dal freddo.
Era un luogo davvero orribile e ogni giorno speravo di avere un briciolo di pane in più per quello successivo.
Nel campo eravamo in tantissimi, gli spazi erano ristretti e circolavano tante malattie.
Loro, i tedeschi, erano uomini senza cuore, uccidevano bambini, donne e uomini senza farsi problemi, ma a quel tempo era la cosa che tutti i detenuti avrebbero desiderato.
Addirittura c’era chi si buttava appositamente contro i fili spinati del campo per smettere di soffrire.
Sono stato ricoverato in ospedale, dentro al campo, molto tempo prima di morire, ma non so quanto, so solo che le giornate erano infinite e devastanti.
All’epoca non c’era ancora questa medicina così sviluppata, infatti non so per cosa io sia morto, probabilmente per un’epidemia da tifo, malattia molto diffusa. Nell’atto di morte hanno scritto morto per malattia da prigionia, in un’ora imprecisata, come se a nessuno importasse di me e del vero motivo per cui sono morto, come se fossi un animale.
Non so come le cose siano andate avanti in quel campo, so solo che nessuno aveva davvero la forza e la volontà di continuare a vivere.
Per finire mi hanno seppellito lì, in mezzo al nulla, nel cimitero locale di Minsk.
Non so se vi è mai capitato di sentire l’espressione “non lo augurerei neanche al mio peggior nemico”: ecco, davvero nessuno si merita ciò che io e tantissime altre persone, proprio uguali a voi, abbiamo vissuto.
Cara sorella
Stalag-352, Bielorussia, 30 dicembre 1943
Cara Speranza,
come stai? Come stanno la mamma e il papà? E gli altri fratelli?
Ho trovato questo foglio e ho deciso di provare a scriverti una lettera, nonostante sappia che forse non la leggerai mai, perché forse non ti arriverà.
Ho deciso di scriverti, perché è con te che mi sono sempre sfogato e sei sempre riuscita a tirarmi su il morale con il tuo modo di prendere la vita sempre con il sorriso, ma anche perché qui mi sento solo, non sono riuscito a legare molto con gli altri deportati, perché sono tutti seri, molto introversi e poco socievoli.
Mi manca casa, mi mancano i nostri risvegli con il gallo che canta, mi mancano le litigate con voi e quelle con mamma e papà, ma soprattutto mi mancate voi.
Qui la vita è dura: mi sento ogni giorno sempre peggio, sempre più stanco, ci alziamo all’alba e passiamo quasi tutta la giornata a lavorare. Per non parlare dell’igiene, sembra non esistere questa parola qui.
In questo periodo fa molto freddo, non ci danno vestiti caldi e comodi e non possiamo lavarci molto spesso; nelle stanze dormiamo tutti insieme e i letti sono scomodi e dalle finestre entra sempre molto il freddo. Anche se c’è freddo lavoriamo nello stesso modo; non ci danno vestiti per ripararci, le scarpe non sono adatte e deteriorate.
Ci danno poca acqua e poco cibo, solo qualche rimasuglio di pane e di brodaglia alla sera.
Ho pensato più volte di scappare da qui, per poter tornare da voi, ma non l’ho mai fatto: non ho avuto il coraggio, perché ho paura delle guardie. Altri hanno provato a scappare, ma sono stati uccisi poco dopo, perché sono stati scoperti.
Il nostro rapporto con i capi è duro: loro ci usano per lavorare, ci sfruttano e ci maltrattano.
Ora devo andare, perché le guardie stanno venendo a controllare se dormiamo, perché è tardi.
Speriamo di poterci rivedere presto.
Ti saluto.
Dal tuo caro fratello
Pace
Tamagnini Pace era un IMI (internato militare italiano), nato a Bagnolo in Piano in provincia di Reggio Emilia il 16 ottobre 1915. Questo nome, probabilmente dato, perché la famiglia era contraria all’entrata in guerra dell’Italia avvenuta nell’anno di nascita di Pace.
La famiglia di Pace era molto numerosa, il padre era Donaldo Tamagnini nato a Reggio Emilia mentre la madre era Pelgreffi Anna nata a Novellara i quali avevano sette figli: Tamagnini Paride, il più grande, Tamagnini Nerina, Tamagnini Enea, Tamagnini Zaira, Tamagnini Ultimo, Tamagnini Speranza e infine Tamagnini Pace. La famiglia ha vissuto in Via Al Mulino a Bagnolo in Piano per molti anni ed è stato il loro ultimo domicilio.
Tamagnini Pace era un uomo alto 1,76 cm, con capelli castani, viso ovale, naso carnoso, mento grosso, con occhi castani, denti guasti, non aveva segni particolari.
Pur essendo in grado di leggere e scrivere, fece l’autista e poi si dedicò alla vita militare senza sposarsi.
In seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale, si arruolò nell’esercito e nel 1940 sbarcò in Albania, fu catturato dalle truppe tedesche il 12/09/1943, perché successivamente all’armistizio dell’otto settembre, che firmò Vittorio Emanuele III, l’Italia si era alleata con gli anglo-americani e i tedeschi erano diventati i nemici.
La prigionia avvenne nel Lager nazista in Bielorussia, a Minsk, esclusivamente per i prigioneri di guerra, in cui furono deportati molti ufficiali, sottufficiali o soldati italiani. Nel campo non veniva portato cibo o acqua ed era circondato da filo spinato, torri, riflettori, mitragliatrici e baracche di legno dove ogni giorno arrivavano nuovi prigionieri. Quest’ultimi dovevano lavorare sotto la neve, nelle trincee o trasportavano armi e munizioni. Tamagnini è morto per malattia, dovuta probabilmente anche al lavoro forzato, il 2/04/1944 ed è sepolto in un cimitero IMI.
Tamagnini Pace seppe dire di no ai nazisti e ai fascisti, preferendo la prigionia. Il 25 aprile, giorno in cui si ricorda la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, Pace ma anche molti altri IMI vengono ricordati con il posizionamento delle pietre d’inciampo. Targhe in ottone di piccole dimensioni in cui sono scritti i dati della persona e verranno installate proprio nella nostra città, ovvero Bagnolo in Piano davanti all’ultimo domicilio deciso liberamente. Ogni volta che passeremo davanti alla pietra d’inciampo, ci ricorderemo l’uomo che è stato Tamagnini Pace e l’esempio che rappresenta per noi oggi e per sempre!
La prigionia avvenne nel Lager nazista in Bielorussia, a Minsk, esclusivamente per i prigioneri di guerra, in cui furono deportati molti ufficiali, sottufficiali o soldati italiani. Nel campo non veniva portato cibo o acqua ed era circondato da filo spinato, torri, riflettori, mitragliatrici e baracche di legno dove ogni giorno arrivavano nuovi prigionieri. Quest’ultimi dovevano lavorare sotto la neve, nelle trincee o trasportavano armi e munizioni. Tamagnini è morto per malattia, dovuta probabilmente anche al lavoro forzato, il 2/04/1944 ed è sepolto in un cimitero IMI.
Tamagnini Pace seppe dire di no ai nazisti e ai fascisti, preferendo la prigionia. Il 25 aprile, giorno in cui si ricorda la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, Pace ma anche molti altri IMI vengono ricordati con il posizionamento delle pietre d’inciampo. Targhe in ottone di piccole dimensioni in cui sono scritti i dati della persona e verranno installate proprio nella nostra città, ovvero Bagnolo in Piano davanti all’ultimo domicilio deciso liberamente. Ogni volta che passeremo davanti alla pietra d’inciampo, ci ricorderemo l’uomo che è stato Tamagnini Pace e l’esempio che rappresenta per noi oggi e per sempre!
Pace Tamagnini
Via Antonio Gramsci, 10, 42011 Bagnolo in Piano RE, Italia