Responsabilità.

È una parola che risuona nella mia mente e che porto con me dal mio primo viaggio.
“Ognuno è responsabile dei propri piccoli passi”: questa è la frase che da allora non mi ha più abbandonato.
Ma cosa significa responsabilità?
Viene dal latino re-spendere (re, cioè indietro e spondere, cioè promettere) ovvero impegnarsi a rispondere delle proprie azioni.
La responsabilità presuppone una situazione di libertà, in cui la persona può scegliere che comportamento tenere. Ed è proprio questo a cui siamo chiamati: scegliere.
Scegliere anche se si ha paura, scegliere anche con il presupposto che la nostra scelta potrebbe essere sbagliata, scegliere nonostante le avversità.
La libertà di scelta è una libertà soggettiva di nostra responsabilità, diversa da quelle oggettive che spesso, come ci insegna la storia o l’attualità, vengono negate, perciò ognuno di noi è chiamato ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte e di come si vive la propria vita.
Possiamo decidere, come molti nel passato hanno fatto, di rimanere indifferenti a certe azioni, gesti, parole o prendere posizione, farci una nostra personale idea, sapendo che potrebbe non essere giusta. Quando rimaniamo Indifferenti nei confronti dell’altro, dei suoi diritti, della sua dignità si favoriscono e si giustificano azioni e politiche che possono costituire minacce alla pace.
E proprio su questo concetto mi viene in mente una frase di un sopravvissuto non alla Shoah, ma alla bomba atomica di Nagasaki che alla domanda: “Cos’è per te l’origine della pace?” lui rispose così: “Per me l’origine della pace è avere un cuore che possa comprendere il dolore degli altri”.

Elisa Fontana – classe 5S, Istituto Filippo Re