L’amara riflessione di Bianca sul degrado a cui hanno portato i campi nazisti

La cosa che più mi ha colpita della visita al campo di Sachsenhausen è stata l’importanza che la nostra guida ha dato all’assenza di solidarietà tra i prigionieri.

So che certe impressioni dipendono molto dal carattere della persona che espone la memoria, ma è questo che mi è rimasto impresso: il fatto che le condizioni fossero così estreme da far saltare anche le più forti definizioni non solo di società, ma soprattutto di umanità.

In particolar modo per me, che sono una persona così attaccata alle mie regole interiori, è un’idea difficile da concepire. Riuscire a immaginare atti di cattiveria gratuita, pur essendo vittime di un’ingiustizia così grande, spiega la condizione in cui si trovavano quelle persone, la condizione più estrema che la mente umana riesca, con fatica, a concepire.

Se c’è qualcosa che questa esperienza mi ha lasciato sotto la pelle è la consapevolezza di non essere in grado né di concepire, né di capire. Non sono qui per essere la portavoce dei miei compagni, non so cosa abbiano provato loro durante questa visita più di quanto io non sappia cosa abbiano provato i detenuti durante la prigionia, e non pretendo di riuscire a farci capire cosa ho provato o cosa provo.

La meraviglia del linguaggio non è abbastanza per comunicare la sensazione di straniamento e raccapriccio, di orrore invadente, che mi pervade da ore. Abbiate rispetto e non dimenticate mai. Non lasciamo che niente vada perduto.

 

Bianca Macchitella – 4C Liceo Ariosto – Reggio Emilia