Berlino, giorno 4: i resti del campo di concentramento di Sachsenhausen sono una sorta di “anticamera” dell’orrore (per la storia stessa di questa specie di “campo scuola per apprendisti SS”). Ma nella voragine, l’anticamera è solo una “stanza” come tutte le altre. “Sono dieci giorni che non possiamo stendere il bucato in giardino”, protestò una signora del paese vicino, lamentandosi per i forni sempre accesi ad ingoiare soldati russi. Di nuovo, nel buco vuoto di ogni umanità è la “normalità” a diventare la più terribile delle colpe.

 

Marco Truzzi