5G Istituto Catteneo-Dall’Aglio, Castelnovo ne’ Monti (RE) – 2018

Agostino
Ibatici

Agostino Ibatici nasce in via Roncolo di Manno (Toano) il primo giugno 1909.
Nasceva dal padre Daniele e dalla madre Miglioli Luigia, qui cresce e li aiuta nei lavori agricoli del piccolo podere di famiglia.
A 26 anni si sposa con Marchi Maria Domenica, nata il 18 luglio 1913 a Montefiorino.

Ebbero due figli:
– Ibatici Dante: nato il 28/09/1936.
– Ibatici Doloris: nata il 12/10/1940.
Aiutato dalla moglie continua il duro lavoro nei campi per mantenere la propria famiglia.
In seguito alle operazioni militari del 30 luglio 1944, ci fu in tutta la montagna reggiana un grande rastrellamento di civili, molti uomini dai 15 ai 55 anni vennero catturati.
Agostino viene preso e deportato in Germania nell’ agosto 1944, insieme a circa una ventina di suoi paesani, costretti ad andare fino a Sassuolo a piedi, infine in pullman fino al campo di smistamento di Fossoli. Da qui in treno verso la Germania fino al campo di Erfurt per lavorare nelle gallerie di Kahla dove il 25 marzo 1945 muore per denutrizione. Verrà sepolto nella tomba n°29/32 nel cimitero di Erfurt.
Dalla testimonianza del sopravvissuto Mattioli Armido, veniamo a sapere come fosse dura la vita nel campo di Kahla.
Ogni giorno dovevano camminare per circa un’ora e mezzo a piedi con una guardia tedesca e lavorare. Il lavoro consisteva soprattutto nel disboscare la cima della collina per costruire una pista di decollo per gli aerei assemblati nelle gallerie da operai specializzati tedeschi. Altri gruppi, costretti ad attività umilianti e senza senso, dovevano andare a recuperare sassi e pezzi di legno che le guardie intenzionalmente buttavano giù da un dirupo.
La vita nelle baracche era terribile: la fame, le malattie e le punizioni erano all’ordine del giorno.

La domenica, una al mese, riposavano.
Chi poteva scappava dal campo di prigionia, attraversava un bosco e andava in paese a chiedere l’elemosina: a volte qualcuno dava loro un pezzo di pane in cambio di piccoli lavori. Spesso però venivano cacciati in malomodo.
La moglie ricorda di avere ricevuto solo una cartolina dalla prigionia, dalla quale non è possibile capire la data in cui è stata spedita. Molto gravi erano le condizioni della famiglia in assenza di Agostino, che rimasta a Cerredolo doveva cercare in ogni modo di sopravvivere grazie all’aiuto di parenti. Il ritorno di alcuni sopravvissuti, al termine del conflitto, porta purtroppo la conferma della sua morte.
Nell’aprile del 1949 la vedova inoltra la domanda di pensione con una raccomandata dall’ufficio postale di Cerredolo di Toano. L’INPS però, nell’emettere il libretto di pensione, ha fissato la decorrenza dal gennaio 1953.
Molto spesso noi pensiamo che la storia sia fatta solo di grandi nomi che noi conosciamo dai libri di testo, oppure da grandi battaglie.
Questo progetto ci ha permesso di scoprire ciò che ci appartiene da vicino, ovvero la storia dei nostri paesi e di quanto le persone abbiano sofferto.
Agostino era un semplice contadino che lavorava per mantenere la sua famiglia ma, ad un tratto, si vede portare via dalla sua quotidianità a causa della malvagità umana e si ritrova catapultato nell’inferno di Kahla, dove niente ha una logica, dove tu non sei più un uomo e la vita non conta più nulla.
Ricordare questi avvenimenti dopo 70 anni serve a mantenere vivo nella memoria gli orrori di una dittatura che attraverso i suoi ideali si era insinuata nelle menti di molti italiani, portando in tutta Europa distruzione e morte, colpendo anche realtà marginali come la montagna del nostro Appennino.
Per questi motivi, noi studenti della 5 G del corso ITI telecomunicazioni, abbiamo partecipato volentieri a questa iniziativa presentata da Istoreco.

Agostino Ibatici

Cerredolo località La Valle
Toano, RE 42010