Classe 5A Istituto Bertrand Russell, Guastalla (RE) – 2018
Aldo
Munari
Sentii il rombo del Boeing B-17 che sorvolava il cielo sopra la fabbrica, poco dopo udii i sibili delle bombe che cadevano e i boati delle esplosioni.
Subito mi venne in mente la campagna, la mia dolce campagna che dovetti lasciare a soli 20 anni. Lì ero nato e avevo vissuto insieme ai miei genitori Abramo e Concetta e ai miei due fratelli maggiori Giovanni e Giuseppa, e dopo soli tre anni di scuola elementare avevo anche io iniziato a coltivare quegli stessi campi; questa tranquillità non durò a lungo.
Il 25 settembre del ’35 presi parte alla leva a Reggio Emilia, come era solito per tutti i ragazzi a quel tempo, fin dall’inizio capii che sarebbero stati tempi difficili.
Appena arrivato un segretario dall’aria annoiata mi impose alcune secche domande: “Nome?” “Aldo”, “Cognome?” “Munari”, “Luogo e data di nascita?” “6 febbraio 1915 a Viano”, “Residenza?” “Via Confine, San Rocco di Guastalla”, “Altezza?” “1,67”, poi continuò con l’annottare le altre caratteristiche fisiche: capelli castani, occhi celesti, fronte alta, viso ovale, dentatura guasta ecc…
Il periodo di leva durò pochi mesi, il 25 marzo del 1936 mi ammalai e rimasi in cura fino al 9 aprile nell’ospedale militare di Bologna; una volta uscito fui arruolato nel reggimento “Lancieri di Novara” dove rimasi durante vari periodi fino al settembre del ’37.
Un paio di anni dopo ero tranquillo a casa ad ascoltare la mia radio quando ad un tratto annunciarono che l’Italia sarebbe entrata in guerra, era il 10 giugno 1940 ed in quel momento capii che in poco tempo sarei dovuto andare a combattere, infatti il 16 settembre dello stesso anno fui arruolato nello stesso reggimento in cui avevo già prestato servizio.
L’8 novembre del ’42 ci trasferirono in Croazia, sul fronte orientale e lì dovetti affrontare difficili e lunghe battaglie; tutto cambiò l’8 settembre dell’anno successivo quando l’Italia dichiarò l’armistizio. In seguito a questo annuncio si creò uno stato di confusione generale: chi erano ora i nostri nemici? Come ci dovevamo comportare con i tedeschi fino ad ora nostri alleati? La risposta ci arrivò il giorno seguente quando i tedeschi ci fecero prigionieri e ci fecero partire per la Germania.
Passammo tre orribili giornate di viaggio e quando finalmente arrivammo a Colonia le nostre condizioni non migliorarono: come internati militari non avevamo alcun diritto e fummo messi a lavorare nelle fabbriche d’armi tedesche.
Oggi, 16 novembre, sono ancora qui a lavorare e credo sarà il mio ultimo giorno.