In seguito alla visita di oggi, giovedì 9 febbraio, alla cittadina di Terezin, ho avuto modo di riflettere su come le condizioni disumane a cui erano sottoposti i detenuti di allora possono essere paragonate alle condizioni in cui vivono i detenuti odierni nelle carceri.

Abbiamo avuto la possibilità di visitare le strutture in cui migliaia di ebrei venivano tenuti in condizioni pietose, costretti a dormire in stanze con letti a castello insieme a tanti altri compagni senza spazio per compiere molte azioni oltre al mangiare e dormire; nelle carceri di oggi viviamo una situazione analoga con vari detenuti che condividono una stessa cella che col passare del tempo peggiora ulteriormente le già scarse condizioni igieniche. Secondo il sito osservatoriodiritti.it, in numerose carceri non sono garantiti neanche 3 metri quadri calpestabili per persona e il tasso di suicidi nelle carceri italiane è in continuo aumento.

Un’altra situazione analoga tra i due periodi si ha riguardo lo sfruttamento del lavoro minorile; infatti Helga Weissova (detenuta ebrea internata nel ghetto di Terezin nel 1941) racconta di come i nazisti, per sopperire alla mancanza di adulti abili al lavoro, decisero di utilizzare i bambini di età superiore ai 10 anni per svolgere compiti con stesso carico di lavoro degli adulti.
Oggigiorno nei paesi in via di sviluppo, a causa della globalizzazione, molti minori vengono impiegati in attività lavorative per far fronte alla domanda ma anche per portare denaro a casa per le proprie famiglie, lavorando con turni estenuanti, senza alcun tipo di assicurazione e con retribuzioni minime in corrispondenza al lavoro svolto.

In conclusione, inviterei tutti i lettori ad analizzare e a confrontare gli eventi storici avvenuti con le situazioni che viviamo al giorno d’oggi, per renderci conto che le crudeltà avvenute e che ci sembrano assurde sono eventi ricorrenti che colpiscono numerose persone.

Joni Redo, 5C Scaruffi Levi Tricolore

La visita alle stanze del campo di Terezin dove venivano rinchiusi i prigionieri.