Prima riflessione, dopo visite e testimonianze

IMPRESSIONE: un’ esperienza impressa nella memoria di chi assorbe la realtà circostante, qualunque sia la forma in cui essa si presenta.
Formazione, l’individuo viene plasmato e plasma a sua volta ogni elemento con cui viene a contatto nella sua vita.
Noi diventiamo esperienza ed impressione.
Nella consapevolezza.
Nella libera espressione della storia che siamo.

BERLINO
Viaggio della Memoria (Febbraio 2017/20-25)

PRIMA IMPRESSIONE: SENSAZIONI; SUPERFICIE
Come sei meravigliosamente inquietante, Berlino.
Questo cielo cupo, dipinto dai rami secchi e scuri degli alberi dormienti.
Giardini costellati da alberi, lampioni millenari, neri.
Ci ascoltano, ci accompagnano.
Improvvise pennellate di colore accendono una sconfinata rete di edifici dominati dalla geometria; lo schematismo, la formale dinamicità asfissiante della contemporaneità, regnano in questo scorcio di umanità.
Uno stormo di corvi mi osserva, l’angoscia e’ sospesa.
Sei curiosa: l’uomo ti plasma e tu ti rendi a lui disponibile.
Tu non lo modifichi.
Tu lo ricordi.
La tua memoria ti rende onore, l’onore del coraggio, dell’evidenza.
E’ potente, improvvisa come uno schiaffo sonoro in faccia che ti riporta con violenza al presente, alla coscienza.
E’ imperativo, l’eco della memoria.
E’ incombente, la responsabilità umana che si confronta con la storia.
Non hai pudore dei tuoi errori, dei tuoi orrori.
Non li nascondi.
Tu hai mostrato le radici più oscure del tuo passato e lei hai rese arte da ammirare, in cui riconoscersi.
L’ umanità e’ il tuo cuore pulsante.
Il freddo ti penetra nella carne e scava fino alle ossa, spezzandole.
Stringe il cuore e inabilita le menti, il freddo delle atrocità.
Panchine vuote, case rovinate, divorate, il grigiore che incombe e ti avvolge, gente veloce, unitaria diversità, braccia e dita anoressiche che accarezzano costruzioni che ti appartengono seppure tu non le abbia costruite.
Tu le hai generate.
Sei alienante, consapevolmente schizofrenica, di una bellezza estraniante.
Calpesto un prato palustre di un manto di foglie putride.
Ad ogni passo mi riempiono i sensi del tepore d’autunno, immagini di solitudine.
Volgo lo sguardo ai dintorni per cogliere ogni tuo aspetto e scolpire nei miei ricordi ogni tua sfaccettatura, ogni tuo cambiamento.
Un momento di claustrofobia.
Le tue strade gridano giustizia, un riscatto, un’identità, un riconoscimento, per ciò che avrebbe potuto continuare ad essere se l’inchiostro non fosse stato sparso.
Sei giovane e cangiante.
Nel silenzio della raccolta, noi siamo qui.
Nella ponderazione di ciò che fu e di ciò che è, noi indirizziamo ciò che sarà.

 

Nicole Ricchetti – 5O Istituto Canossa – Reggio Emilia