La lettera aperta al proprio diario di una viaggiatrice della memoria

Caro diario,
ho sempre avuto questa filosofia di pensiero: un individuo è quello che è per le esperienze che ha vissuto, che vive. Facciamo tutti le stesse esperienze? Beh, ovviamente no. Quindi possiamo permetterci di giudicare, avere pregiudizi? Anche per questa domanda penso che la risposta sia ovvia, ma la realtà del XXI° secolo è quella dei decenni del filo spinato dimostrano il contrario.

Parlo di filo spinato, quello su cui ho visto pendolare un fiore mosso dall’aria gelida a Sachsenausen. Era un elemento fondamentale, contribuiva a creare quel clima di tristezza e avversità all’interno del campo, che è preceduto dall’entrata per l’inferno: “ARBEIT MACHT FREI”. Appena un passo all’interno di quella prigione e ho sentito una sensazione di vomito, le lacrime agli occhi… e ho iniziato a chiedermi veramente il perchè. O meglio, il perchè di tutto questo lo so, ma non riesco a capire come sia possibile, com’è possibile che dalla storia non impariamo niente?

Stiamo tornati indietro a 70 anni fa, in modo diverso, ma con delle idee folli come quelle di allora. Qualcuno ancora parla di razza, di superiorità e di inferiorità, di colore, di religione, di sessualità “sbagliata”, per cui valga la pena puntare un fucile alla testa a sorpresa e colpire a tradimento. Mi rendo conto che in realtà l’umanità trae pochi insegnamenti. E allora a cosa serve ricordare? A cosa serve ricordare se non tutti hanno la necessità di ricordare? La realtà è scomoda.

Al campo vi sono delle case che fanno da aiuola a questo, ma quasi nessuno in occasione dell’apertura delle porte della prigione si concede di riflettere camminando nel triangolo.
Se quello che ho scritto all’inizio è vero, sicuramente è un’esperienza che farà parte della mia persona, farà parte di me.

Vado via con mille domande, più di quante abbia scritto qua in qualche riga, e invito tutti, almeno una volta nella vita a trovarsi nel cuore spento di un terrore come Sachsenausen.
“È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire…” Primo Levi

M.N. – Istituto Tricolore – Reggio Emilia