C’è chi crede nelle coincidenze e chi pensa che invece sia solo una grande casualità, ma forse tutto ciò che ci circonda a volte ci parla e ci chiede soprattutto di ascoltare.
Oggi, durante la visita al campo di Terezin in Repubblica Ceca, il cielo si è fatto vedere, ci ha pregato di guardare in alto il suo magnifico ma timido arcobaleno, parzialmente nascosto dietro le nuvole.
È stata una visita commovente, dettata da lacrime che scorrevano sulle guance, gelandosi a contatto con il clima rigido che ci ha accompagnato durante tutto il percorso, quel clima rigido e freddo che ci riporta a quei giorni bui della storia che ha coinvolto tutti noi, nessuno escluso, poiché ciò che accade all’uomo davanti a noi ci riguarda pienamente.
Un pensiero forse attuale, ma che dovrebbe essere alla base di qualsiasi rapporto umano, una moralità pulita e sincera, dove nell’altro ritroviamo un po’ di noi stessi. È qui probabilmente la chiave di tutto: guardare, osservare, riconoscere e rispettare chi abbiamo davanti.
L’uomo ha bisogno semplicemente di questo, di essere riconosciuto in quanto tale, nella sua totale bellezza, con quelle peculiarità che rendono unici tutti gli esseri umani.
Terezin ci ricorda la storia di un disastro costruito giorno dopo giorno, con la partecipazione attiva di milioni di uomini che hanno deciso di contribuire ad un massacro non avvenuto solo nei campi di concentramento e sterminio, ma nella quotidianità di una vita vissuta nel terrore e nell’angoscia, senza neanche quel briciolo di speranza a cui solitamente gli uomini si possono aggrappare.
Le vite di tantissimi uomini sono state distrutte da altrettanti uomini che hanno scelto di non riconoscerli come fratelli, azzerandoli totalmente, facendoli diventare al massimo numeri, eliminandoli.
Ma non ci sono riusciti appieno, perché se siamo qui ora, tutti assieme, a parlarne è perché il ricordo delle vittime riecheggia ancora nell’aria e nel cuore di chi ha scelto volontariamente di non dimenticare.
Katia De Nicola, Consulta Studentesca di Reggio Emilia

Questo articolo, scritto da una ragazza della tua età a distanza di quasi vent’anni ad un secolo, mostra la gran sensibilità verso una memoria storica che ti è stata tramandata….,e che hai saputo fare tua e sintetizzare con gran con gran capacità critica…..
Bello il tuo saper prenderne spunto per redarguire in modo elegante e raffinato chi oggi pensa ancora a far degli uomini strumenti di battaglia attraverso assurde mire espansionistiche e di potere occulto.