“Uno ad uno

Si contano a migliaia

I crani rasati

I volti scarni

Gli occhi

Colmi di terrore

Vuoti.

Uccisi senza sguardo

Senza più nome

Eliminati

Pochi respiri

Smistati

Un gesto deciso

Senza sguardo

Nessuna destinazione.

Restano divise sporche

Un riconoscimento

Un marchio sulla pelle

Si sentono le grida

Urla di dolore

Cadaveri ammassati

Corpi nudi

Ingannati

Senza più scampo.”

 

Dopo aver visitato Auschwitz 1 e Auschwitz 2, non ero capace di descrivere ciò che avevo appena visto. Travolta da numeri enormi, quelli delle persone uccise, da parole crude, comunque riduttive per descrivere gli orrori dei campi, da un silenzio profondo, anche se spezzato dalle voci dei visitatori, non riuscivo a riunire e ordinare dentro di me le emozioni.

Solo nelle ore successive sono riaffiorate alla memoria le parole che più mi erano rimaste impresse nella mente e le sensazioni che avevo sentito più forti nella pancia. Pur avendo capito che saranno necessari giorni, forse settimane, prima di poter pensare razionalmente a tali orrori ho cercato di dare loro voce, scrivendo alcune semplici parole.

Con questa poesia vorrei ricordare, ad uno ad uno, tutti gli uomini, le donne e i bambini che sono stati uccisi dai nazisti, vorrei ricordare i loro nomi, i loro volti, i loro occhi pieni di dolore, le loro lacrime, le loro divise sporche e ogni istante della loro esistenza, di cui sono stati ingiustamente privati.

Vorrei anche condividere una delle tante domande a cui non riesco e non riuscirò mai a rispondere. Quali erano i pensieri, le emozioni dei soldati nazisti che ogni giorno torturavano e uccidevano centinaia di persone? Cosa si poteva scorgere nei loro occhi, quando abbracciavano le loro mogli e i loro figli, dopo aver scelto per la morte di centinaia di donne e bambini? Come potevano, quegli uomini, amare?


Valentina Gilli, 4D Liceo Spallanzani