3B Scuola Secondaria di Primo Grado “G. B. Toschi”, Baiso – 2022

DOMENICO
BENVENUTI

Domenico Benvenuti nasce a Cavriago il 27 Aprile 1899 da genitori ignori. Di professione guardiacaccia, sposato e con un figlio, Walter, nell’estate del 1944 viene deportato a Kahla, in Turingia, dove muore nel dicembre dello stesso anno.

Domenico Benvenuti nacque a Cavriago il 27 aprile 1899, nell’atto di nascita di Cavriago risulta figlio di ignoti. All’epoca spesso non si sapeva la vera identità dei genitori. Di lui non troviamo notizie fino al 1° dicembre 1913, quando viene riportato in un documento di Castellarano il trasferimento da Viano alla medesima città. In questi anni conobbe Timotei Dorina, la quale sposò il 5 ottobre 1923 a Carpineti, il probabile Comune di provenienza della sposa, dato che all’epoca era consuetudine che la cerimonia avvenisse nel luogo di provenienza della futura moglie. Di quest’ultima sappiamo ben poco, ma è nota la notizia che il 2 settembre 1926 nacque il figlio Walter, a Castellarano, il quale si sposò all’età di 27 anni con Giovanna Cassinadri e divenne un basso operaio.

Domenico e la sua famiglia si trasferirono il 22 novembre 1937 a Sassuolo, dove vissero fino al 30 maggio 1942, anno in cui divennero cittadini del Comune di Baiso. Dai documenti trovati, scopriamo che di Domenico non si hanno più notizie. Da quello che viene riportato, morì il 15 dicembre 1944, probabilmente fu deportato a Kahla nello stesso anno. La data è presunta, dato che il vero e proprio “rastrellamento” degli italiani portati in Germania, iniziò poco più di un anno prima e terminò dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ciò avvenne dopo la caduta di Mussolini e quando il nuovo provvisorio governo firmò un armistizio con gli americani e gli inglesi che stavano attaccando dalla Sicilia. Finì così l’alleanza con Hitler che classificò gli italiani in categoria D, la più bassa tra le categorie umane, dove si trovavano i popoli più discriminati e sfruttati per i propri scopi. Domenico fu uno dei deportati. A Kahla era infatti presente la Reimahg, una fabbrica specializzata nella costruzione di aerei. La Germania nazista stava infatti perdendo la guerra e quest’ultimi avrebbero dovuto ribaltare la situazione. Si deportarono tutti coloro che potevano tornare utili nel lavoro.

Le condizioni nelle fabbriche erano pessime. La costruzione aveva infatti luogo all’interno di una montagna con al di sopra una pista di atterraggio per aerei. In questo modo dava poco nell’occhio.  All’interno era presente polvere, umidità e soprattutto non poteva arrivare la luce solare. I lavoratori venivano trattati come schiavi, molti morivano a causa delle condizioni disumane. Domenico Benvenuti è probabilmente morto a causa di questi fattori, questo lo dimostra il documento indirizzato alla moglie Dorina dall’Associazione Nazionale delle Vittime Civili di Guerra, nel quale viene riportato come causa di morte “Infortunio”. La vedova fece infatti richiesta di un risarcimento dopo 2 anni dalla morte del marito; le vennero assegnate 2000 lire (corrispondente di circa un euro ma che allora erano di molto valore). Nello stesso documento venne inserito l’indirizzo di Dorina, esso era situato in provincia di Asti. La donna provò probabilmente a cambiare vita.

Domenico Benvenuti è uno dei tanti uomini che nel campo di concentramento persero la vita e la dignità. Fu portato in un campo di lavoro con la forza, strappato alla famiglia, e fu trasformato a tutti gli effetti in uno schiavo. Un numero, come tanti altri. Oggi possiamo riportare a casa Domenico, possiamo ridargli un nome e una storia che gli appartiene. Domenico era un semplice guardiacaccia, che venne dimenticato negli anni. Purtroppo non possiamo cambiare la storia e le sue tragedie, ma possiamo portare avanti ciò che è la memoria del passato, affinché non possa accadere mai più.

Caro Walter,

Mi siete mancati molto, sia tu che la mamma. Probabilmente quando leggerai questa lettera sarò morto; in questi giorni mi è passata tutta la vita davanti. Non mi ricordo nulla della mia infanzia, tranne quello che mi hanno raccontato. Sono nato a Cavriago il ventisette Aprile 1899 anche se non ho mai vissuto lì. La mia prima casa è stata a Viano, nel periodo in cui ci ho vissuto andavo a scuola e non conoscevo tua madre;  mi sono trasferito varie volte nella mia breve vita. Il mio primo mestiere l’ho trovato a Castellarano, facevo il boaro ossia accudivo le mucche, esistevano sicuramente lavori migliori ma almeno guadagnavo qualche soldo. Fu questo il periodo in cui sposai tua madre, il cinque di Ottobre del 1926, tre anni prima della tua nascita.

Quasi 10 anni dopo ci trasferimmo a Sassuolo, più precisamente il ventidue Novembre 1937, dove trovai un nuovo lavoro da bracciante. Era faticoso dover lavorare nei campi, mai un momento di riposo, mai una giornata libera, ma svegliarmi la mattina avendo la consapevolezza di avere un figlio per cui lottare, rendeva il lavoro meno duro. Non ci fermammo molto a Sassuolo perché andammo a Baiso; lì iniziai una nuova vita ma non avevo idea che sarebbe stata la mia ultima residenza da uomo libero!

La lettera è frutto della fantasia degli studenti basandosi sui documenti utilizzati

 

Nel periodo in cui vi ho abitato, per vivere facevo il guardiacaccia, finché non arrivò quel fatidico maledetto giorno del 1944, in cui fui deportato insieme ad altri uomini. Ti scrivo questa lettera il dodici Dicembre 1944, e provo a raccontarti com’é la vita in questo inferno. In realtà abbiamo sempre avuto la possibilità di uscire da questa gabbia, ma per ognuno che se ne andava, ne uccidevano altri 10, e io non volevo sentirmi responsabile delle vite degli altri, non volevo condannare altre persone innocenti solo per garantire la mia salvezza.

Fra pochi giorni non avrò più la forza di continuare, sono stremato, o comunque mi uccideranno a breve, perché è questo il nostro destino. Con certezza mi perderò molte cose importanti della tua vita, come il tuo matrimonio o la gioia un giorno di diventare nonno.

Ti auguro tutto il bene del mondo!

Salutami la mamma e prenditi cura di lei.

Addio!

Domenico Benvenuti

La lettera è frutto della fantasia degli studenti basandosi sui documenti utilizzati

Domenico Benvenuti

Via Montecasale 18
42031 Baiso