Durante la visita del campo di concentramento di Terezin ha continuato a rimbombarmi nella testa uno dei terribili modi in cui è stata chiamata: “l’ultima fermata, prima dell’inferno”.
Da queste poche parole è nata una forte empatia nei riguardi di chi non aveva idea di cosa l’avrebbe atteso l’indomani, di chi sopravviveva consapevole di essere a un passo da un qualcosa, ignorando che cosa, ma conscio che si trattasse del peggio.
Posso solo provare a immaginare quanto in quei momenti la mente viaggi, visualizzando gli scenari peggiori possibili, in ogni caso mai abbastanza crudeli per avvicinarsi alla realtà.
Forse in quei momenti la rassegnazione sovrasta la speranza, forse arrendersi alla morte può sembrare l’unica soluzione.

Marco Ruggeri – 5E Liceo A. Moro

Sinagoga Pinkas, Praga