Istituto Silvio D’Arzo, Montecchio Emilia (RE) – 2019
Enea Pozzi
Enea Pozzi nasce il 24 dicembre 1916 a Cavriago in Piazzaletto Garibaldi da Giuseppe e Alberta Caleri.
Fin dall’adolescenza lavora nella falegnameria di famiglia.
Enea Pozzi nasce il 24 dicembre 1916 a Cavriago in Piazzaletto Garibaldi da Giuseppe e Alberta Caleri. Fin dall’adolescenza lavora nella falegnameria di famiglia. Il padre partecipò alla prima guerra mondiale e morì di malattia poco dopo essere tornato a casa, per questo Enea ottiene il distintivo d’onore di Orfano di guerra, grazie al quale spera di poter evitare l’arruolamento durante la seconda guerra mondiale.
Torna dalla leva militare obbligatoria il 20 agosto 1938 e viene richiamato alle armi nel secondo reggimento granatieri il 5 settembre 1939.
Il 15 febbraio del 1941 si imbarca a Brindisi e parte per la spedizione in Albania, a Valona. Viene ricoverato nell’ospedale da campo di Berat per congelamento e per questo ritorna in Emilia Romagna, a Casalmaggiore il 27 aprile. Successivamente viene trasferito all’ospedale di Parma e viene dimesso a luglio.
Nei mesi successivi, in seguito alla sua richiesta, ottiene il congedo illimitato, perché orfano di guerra. Durante la sua permanenza nel territorio natale il 27 dicembre del 1941 si sposa con Ines Ferrari e nell’agosto dell’anno successivo nasce la figlia Adriana.
Viene richiamato alle armi nel giugno del 1943 per esigenze speciali nel dodicesimo reggimento dei Bersaglieri. Successivamente viene catturato dai tedeschi durante la battaglia di Roma l’8 settembre. Dopo la cattura viene portato nel campo Mittelbau-Dora presso Nordhausen dove muore il 7 gennaio 1944.
Oggi siamo davanti alla casa di Enea Pozzi a posare questo monumento in suo onore. Quasi 74 anni dopo noi quattro ragazzi abbiamo deciso di scoprire la sua storia e riportarla alla luce tramite questo laboratorio.
Abbiamo letto tra le righe delle date la vita di un uomo, che ha subito a pieno le conseguenze della guerra già da piccolo perdendo il padre. Nonostante questo fatto ha affrontato anche lui la vita militare. La sua permanenza nell’esercito non è stata semplice e lineare e ci ha permesso anche di comprendere che essere soldato non significava solo partire e combattere, ma ammalarsi, tornare a casa, compiere lunghissimi viaggi, rivedere la famiglia, passare dei periodi di congedo e ripartire per il fronte.
Enea ha partecipato al tentativo di difendere Roma e non si è piegato davanti all’offensiva tedesca.
Posando questa pietra e raccontando la sua storia, speriamo che chi in futuro “inciamperà”, come abbiamo fatto noi tra i documenti, possa trarne esempio.
Fabrizio Orlandelli, Antonio Aiello, Patrick Menozzi, Ilaria Gilioli