Siamo andati a Terezin, un campo di prigionia, che dalle condizioni in cui venivano trattati gli innocenti sembrava più un campo di sterminio, una macchina di morte non ufficiale. Questo lo si vedeva soprattutto grazie ai forni crematori enormi e alla sala autopsie a fianco a loro.
La stanza delle autopsie la vedevo familiare, con il nostro indirizzo in ospedale ci passi almeno un po’ di tempo, quella stanza non era troppo diversa da ciò che vediamo oggi e questo mi ha dato un inquietante senso di vicinanza al luogo.
Stefania Brazzi 5D Galvani Iodi
