3A Scuola Secondaria di Primo Grado “G. B. Toschi”, Baiso – 2022
GINO
GESTONI
Nato il 19 Settembre 1905, Gino cresce a Baiso dove prende casa a Via Casale 14. Qui lavorerà come bracciante, si sposa con Annina Bodecchi, una giovane casalinga del 1936, con cui avrà anche una figlia di nome Albina. Deportato a Kahla, vi morirà il 20 dicembre 1944.
Gino era un povero ragazzo che ha avuto la sfortuna di nascere nel periodo sbagliato.
Nato il 19 Settembre 1905, Gino cresce a Baiso dove prende casa a Via Casale 14. Qui lavorerà come bracciante, un lavoro comune ma che gli porterà in tavola del pane per lui e per sua moglie Bodecchi Annina, una giovane casalinga del 1936, con cui avrà anche una figlia Gestoni Albina anche lei casalinga e maritata con un certo Benassi Flaminio.
Gino aveva costruito la sua semplice vita che comunque poteva sembrare molto solida, ma la sua epoca gli remò contro.
Venne deportato a Kahla, un campo di concentramento dove alloggiò in condizioni miserevoli. Oltre alle condizioni igieniche, anche il personale non era dei migliori. Gino morì qui il giorno di natale del 1944.
Gestoni è uno dei 441 italiani che non fecero ritorno in Italia.
Pensare che su una stima di 900 decessi, 441 furono italiani. Gino non finì la vita come di sicuro se lo immaginava: morì al buio, affamato, lontano da casa, lontano dalla sua semplice ma felice vita e mancò lontano dalla sua famiglia e dai suoi compaesani di Baiso in miseria e fra gli stenti.
Cara Annina,
ti scrivo questa lettera perché mi è stata data la possibilità di salutare un’ultima volta le persone che mi stanno a cuore.
Ti prego di non piangere prima di averla finita di leggere.
Volevo dirti che c’è una piccola possibilità che io potrò essere liberato da vivo, ma se non fosse così, non piangermi per tutta la vita, fammi questa promessa. Sappi che io ti ho amata e ti amerò per sempre, anche se saremo divisi. Saluta anche la mia bimba, anche se è ancora piccola e non capirà, ma dille che il suo papà le ha voluto molto bene e che spera in un felice e sereno futuro per lei. Salutami anche tutti i miei amici di Baiso con la preghiera di mettere vicino alla mia tomba una bella bottiglia di vino e di berlo in ricordo dei bei tempi vissuti insieme in allegria.
Riguardo a me, mi fanno lavorare e lavorare senza mai una sosta; il cibo è scarso o non c’è e viviamo in condizioni igieniche pessime. Però non ti disperare perché io cercherò di fare tutto il possibile affinché non vincano questa guerra ma, nel caso non c’è la facessi, riferisci queste mie umili parole a tutti coloro a cui ho voluto bene.
Il tuo amatissimo marito,
Gino Gestoni
La lettera è frutto della fantasia degli studenti basandosi sui documenti utilizzati
L’intervista impossibile
Dove ti hanno deportato?
Mi trovavo a Kahla, in una fabbrica dove stavano cercando di costruire un aereo particolare di cui, però, non riuscirono a terminarne la realizzazione a causa della fine della guerra.
Perché proprio Kahla?
Il luogo era stato scelto dai nazisti per la presenza della collina Walpersberg, perfetta nel caso in cui i nemici avessero voluto attaccare, in quanto invisibile da un aereo.
Da cosa era composta?
C’era una fitta rete di gallerie sotterranee, create dopo secoli di estrazione di sabbia quarzifera per la fabbricazione di porcellana. In queste gallerie si cercava di creare un aereo, più precisamente un caccia, Messerschmitt 262, con l’appoggio dell’azienda REIMAHG, un nuovo tipo di aeromobile utilizzato da Hitler per l’attacco ufficiale all’Inghilterra.
C’eravate solo voi italiani?
No, ho visto colleghi belgi, francesi, olandesi, russi, polacchi, jugoslavi.
Quanto vi pagavano?
Ai più fortunati spettavano 10 Reich Mark, con cui si sopravviveva a malapena.
A proposito, dove vivevi?
Alloggiavamo in alcune baracche, suddivisi per nazionalità. Le condizioni igieniche erano orribili: dalle coperte che camminavano dalla quantità di pidocchi, alle epidemie di dissenteria causate dall’acqua non potabile, per cui la gente moriva a decine…
Gino Gestoni
Località Casale 46
42031 Baiso