Ravensbrück, 12 febbraio 2020
Ieri siamo stati al campo di Ravensbrück, luogo che è diventato teatro del processo di disumanizzazione di molti individui (quasi esclusivamente donne in questo caso). Alla fine della visita guidata nel campo, durante cui siamo entrati in contatto con storie di alcune donne internate lì, ci è stato proposto di lasciare un fiore in una posizione preferita all’interno dello stesso campo. È nel momento in cui sono andato ad appoggiare quello stesso fiore, sulla riva del lago (diventato cimitero perché in esso venivano rilasciate le ceneri dei corpi cremati), che ho capito come la vita di quelle persone sia stata stravolta con l’esperienza (talvolta mortale) dei campi di lavoro. In modo particolare ho provato a immedesimarmi in tutti quei ragazzi che avevano particolari sogni o ambizioni e che, ad un certo punto della loro vita, proprio come un cielo che da azzurro diviene grigio in un istante, sono stati costretti a rinunciarci o a perdere la speranza.
Come ci insegna questa esperienza la speranza non va mai perduta ma coltivata proprio come un fiore.

Alice Tondelli e Andrea De Lellis – classe 4G, Liceo Canossa