“Non l’avevo mai raccontato fino ad ora. È talmente opprimente e triste che ho difficoltà a parlare di ciò che ho visto nelle camere a gas. […] I primi giorni, malgrado la fame che mi attanagliava, facevo fatica a mangiare il pane che ci davano. L’odore rimaneva sulle mani, mi sentivo INSUDICIATO di Morte. Col tempo, a poco a poco, ci siamo abituati a tutto. È diventata una routine a cui non si doveva più pensare” (Shlomo Venezia, “Sonderkommando Auschwitz”, 2007)
Guardando questo monumento ho subito pensato a queste parole e alla fatica con cui gli uomini del Sonderkommando dovevano “svolgere il loro lavoro”, ossia dare la morte ai loro compagni.
Angela Cavaliere – classe 5E, Liceo scientifico Gobetti