Siamo stati a Terezin. Nella prima parte della mattina abbiamo visitato la fortezza piccola all’interno della quale i prigionieri politici prima e gli ebrei poi erano costretti a vivere in condizioni precarie, che spesso portavano alla morte.
Mentre attraversavano i cortili e passavamo da una “stanza” all’altra, io mi immaginavo come quel posto fosse, in quegli anni, un luogo di sofferenza. Sembrava quasi che il tempo si fosse fermato.
Mi sembrava di sentire e vedere i bambini giocare nel cortile tranquillizzati dai genitori consapevoli del loro destino, la campana suonata dagli ufficiali per l’ora dei pasti, le urla delle guardie al momento delle docce, i volti scavati dalla fame e dall’angoscia che manifestavano un dolore indescrivibile.
È come se quel luogo avesse conservato e continui a conservare nel tempo tutto ciò, è come un brivido lungo la schiena che mi pervade e che lascia un segno indelebile dentro di te.

Benedetta e Fabiana – 4D Liceo Ariosto

Da un ambiente all’altro della fortezza, nei luoghi del tempo sospeso.