Sarebbe troppo facile scrivere il classico pensiero triste rivolto alla Shoah, come molti ipocriti sono soliti fare giusto per far sapere alla gente che pensano che sia stata una cosa sbagliata.

È scontato che sia un evento orribile e non serve scriverlo per farlo sapere, ma più di ogni altra cosa serve onestà nei confronti di un argomento delicato come questo.

Personalmente la visita ad Auschwitz non mi ha scalfito minimamente, non per insensibilità o per disinteresse, ma perché il mio pensiero era altrove, rivolto a tutte quelle persone che al giorno d’oggi continuano a morire per colpa dell’odio di altri.

Non trovo utile soffermarsi al solo ricordo dell’accaduto e non trovo sensata la classica citazione a Primo Levi secondo il quale una cosa come questa è successa e potrebbe risuccedere, perché sta già succedendo, solo in modo diverso.

A Birkenau ho visto la foto di un bambino molto piccolo e sorridente che mi ha lasciato un enorme peso sul cuore, non solo perché a quella tenera età abbia smesso di respirare per colpa di criminali senza senno, ma perché ho pensato:

“In un ipotetico aldilà, se mai lo incontrassi, come gli potrei mai spiegare che la sua morte, oltre che immotivata, sia attualmente anche inutile? Non potrei mai e non vorrei dirglielo”

Inutile. Un termine tanto forte quanto vero.

La conoscenza di questo evento avrebbe dovuto portare l’uomo ad una riflessione sull’odio immotivato nei confronti di altri popoli o persone, per evitare che altre stragi si potessero ripetere, invece l’unica cosa che è cambiato e il soggetto dell’odio.

Quanti sono i morti contabili nelle varie guerre in giro per il mondo?

Quanti sono i cadaveri ammassati in fondo al Mar Mediterraneo, causati da quelle fughe frenetiche dalle guerre in Africa?

Non importa che siano di meno rispetto alla Shoah, sono vite umane e non sono meno importanti, vite stroncate dall’odio immotivato di persone verso altre persone.

A quel bambino non voglio spiegare che la sua morte non è servita a migliorare l’uomo, e sono sicuro che sia impossibile cambiare il modo di pensare della gente nel giro di poco tempo, ma da qualche parte bisogna partire, e si dovrebbe partire da qui.

Non serve parlare di quanto siano stati cattivi i nazisti, i fascisti e tutte le persone coinvolte in questo sterminio, dal momento in cui si ignorano o addirittura si appoggiano soggetti che incitano odio verso altri.

Non serve criticare il passato e ignorare il presente e non dare importanza al futuro.


Alberto Denti, 4J Istituto Gobetti Scandiano