Terezin è la città della contraddizioni. Sembra impossibile che due situazioni completamente opposte si verifichino nello stesso luogo, ma Terezin è l’eccezione che conferma la regola.
Non appena entrati ci si trova di fronte a una zona adibita a ristorante, all’interno del quale i comandanti venivano serviti con le più grandi prelibatezza che i deportati non potevano neppure sperare di mangiare.
Un secondo esempio di antinomia si può riscontrare nella presenza di una piscina costruita dai deportati stessi, che serviva ad alleggerire le giornate più difficili degli ufficiali, a differenza dei prigionieri che lavoravano da mattina a sera senza mai fermarsi e senza neanche ricevere una ricompensa, ma anzi venendo torturati “come premio”.
Terezin dunque non è altro che una città ricca di punti di svago solo in apparenza fruibili a tutti, ma che in realtà avevano uno scopo ben differente: propaganda.
Non c’è da stupirsi della profonda dicotomia tra il significato e il significante di questa fortezza.
Mira Sawan e Gaia Calò – 4B Liceo Ariosto
