Oggi si entra nel vivo della drammatica storia degli ebrei polacchi e della comunità di Cracovia, che pagò un tributo di circa 68.000 vittime alle persecuzioni naziste e alla “Soluzione finale” concepita da Hitler per liquidare gli ebrei d’Europa.

La mattinata, accompagnata da un leggero nevischio, è iniziata con la visita al ghetto di Podgórze, che conserva ancora porzioni del muro di cinta costruito per impedire agli ebrei di uscire e di “mescolarsi” con la popolazione polacca. Il ghetto di Cracovia, meno affollato di quello di Varsavia, consentiva condizioni di vita più umane: la popolazione non moriva di fame e il mutuo soccorso garantiva il sostegno anche alle famiglie più bisognose. Inoltre, il vicino campo di concentramento di Plaszow, richiedeva l’impiego di numerosi lavoratori che, giorno dopo giorno, uscivano dal ghetto per andare a prestare servizio presso le cave di pietra. Inoltre, la fabbrica di pentole amministrata dal tedesco Oscar Schindler dava lavoro a moltissimi ebrei, il cui numero aumentò esponenzialmente nella sua fabbrica mano a mano che le persecuzioni naziste diventavano più feroci. Per questo Schindler è riconosciuto, a giusta ragione, come Giusto fra le nazioni per la sua meritoria opera di salvataggio di centinaia di ebrei, a rischio della propria incolumità. Parte della sua fabbrica ospita oggi la mostra permanente dal titolo “Cracovia, il tempo dell’occupazione 1939-1945”; mostra che il gruppo ha visitato nel pomeriggio, arricchendo la propria conoscenza dell’argomento attraverso ricostruzioni di ambienti d’epoca, fotografie e filmati, documenti e oggetti, e scoprendo inoltre dettagli inaspettati come, ad esempio, che il celebre regista Roman Polanski fu rinchiuso nel ghetto all’età di otto anni, oppure che l’inno polacco fu scritto da un soldato al seguito di Napoleone mentre era proprio a Reggio Emilia!

Il ghetto di Cracovia ospita al suo interno la “Piazza delle sedie”, una grande installazione a cielo aperto che ricorda le vittime dello sterminio tramite 68 sedie di bronzo che rappresentano, col loro stare tristemente vuote, le migliaia di vite perse (1000 per ogni sedia). Le sedie, alcune più basse su cui si può sedere, altre più alte, sono rivolte in direzioni diverse, verso punti significativi del ghetto: le mura vecchie, le abitazioni, la fabbrica di Schindler, la farmacia. E proprio la farmacia merita un approfondimento, dal momento che il suo proprietario, Tadeusz Pankiewicz è un altro Giusto fra le nazioni, per il suo essere stato sempre, anche all’epoca del ghetto, al servizio della popolazione ebraica (da polacco, aveva chiesto al governatore tedesco il permesso di continuare a gestire la propria attività nel ghetto, dando medicine ai malati e operando sempre per la loro salvezza).

Chi invece è tristemente legato alla storia del ghetto è il comandante del campo di Plaszow, quell’Amon Göth reso celebre dal film di Spielberg “Schindler’s list”, immortalato nel film proprio come nelle foto d’epoca con il fucile in mano, pronto a dare la morte ai prigionieri del suo campo anche solo per soddisfare un capriccio. Durante la visita al campo di Plaszow, di cui non restano quasi tracce (i nazisti le hanno cancellate prima che arrivassero i russi), il nostro studente Leandro ha letto un brano che “immortala” le cupe gesta di Göth e il suo folle e perverso delirio di onnipotenza.

Nel corso di tutta la giornata, comunque, i sei allievi di Enaip hanno partecipato alla raccolta delle informazioni, seguendo la guida (bravissima e coinvolgente) durante le sue appassionate spiegazioni, facendo domande e scattando decine di fotografie di documentazione.


Il gruppo della Fondazione Enaip “Don G. Magnani”: Cristiano, Gabriele, Isacco, Leandro, Maickol, Marcel, Sabrina