L’esperienza che mi ha colpito di più in questo viaggio della memoria a Praga, è stato visitare il campo di concentramento di Terezin. Prima di partire per il viaggio, ci hanno fatto sentire la testimonianza di Helga Weissova, una cittadina praghese ebrea che fu deportata all’età di soli 12 anni con la sua famiglia. La sua testimonianza mi ha colpito molto perché dimostra di cosa l’uomo può essere capace.
Durante il viaggio verso Terezin, ero un po’ agitata, un po’ perché era passato tanto tempo dall’ultima volta che ho visto un campo di concentramento, perché a 12 anni andai a Fossoli a visitare il campo, ma ormai era tutto distrutto e non c’era rimasto più niente, con Terezin sarebbe stato diverso e anche per le sensazioni che potevo provare.
Quando siamo arrivati al campo, ci hanno spiegato la storia di come venivano trattati i prigionieri, io rimasi pietrificata da ciò che sentivo dalla bocca della guida e non capivo come fosse possibile di come si possa raggiungere l’apice della cattiveria umana, poi quando ci hanno portato nelle celle di isolamento, entrai in una di queste celle, un’ondata di paura e tristezza mi avvolse, perché nel vedere queste persone che venivano rinchiuse come delle bestie in uno spazio ristretto e con una sola stufa, mi fecero venire i brividi lungo la schiena.
Ma la cosa che mi ha fatto più paura è stata quando ci hanno fatti andare nelle celle singole, che venivano usate quando quelle comuni erano affollate, quando andai a vedere le celle provai un’ondata di emozioni forti che non dimenticherò per il resto della mia vita, in quella cella sono durata due secondi e poi sono uscita subito perché le sensazioni che provavo in quel momento erano indescrivibili.
Ho scelto di fare questo viaggio perché sono sempre stata un’appassionata della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto e questa esperienza mi farà tornare a casa più acculturata, perché di Terezin se ne parla poco nei libri di storia e deve essere raccontata, perché il male non è stato consumato solamente ad Auschwitz, ma anche in altre parti d’Europa, mi auguro che in futuro queste cose non si ripetano e che ci abbiano insegnato a diventare delle persone migliori.

Caterina Valli – 5B Motti

Il monumento dedicato alle vittime del campo di Terezin