Sono la sorella di Anna Frieda. È già da un po’ che è stata ricoverata al centro di cura di Sonnenstein: dicono che guarirà presto dalla sua depressione.
Mi chiedo spesso con chi farò le cose che facevo con lei: con chi andrò alle mostre d’arte?
E Anna, a chi chiederà consigli per i suoi quadri?
Ma poi, chissà se dipinge ancora… Chissà se i soggetti delle sue opere sono più felici.
Perché non mi manda più i suoi disegni? Perché non mi scrive mai? Perché i medici non mi aggiornano? Perché non posso andare a trovarla?
Starà davvero migliorando come dicono? Riuscirò mai a rivederla?

Vivo sotto la fortezza di Sonnenstein; (colpo di tosse). Scusate la tosse, ce l’ho da un po’. Siamo tanti in città ad averla. Sarà per il fumo che viene da lassù?
Perché è così scuro? Certi giorni appena stendo i panni diventano neri e anche gli alberi sono ricoperti di cenere. Perché ha questo perenne odore dolciastro?
Perché esce così tanto fumo da uno ospedale? Cosa sta succedendo lì dentro?

Mi occupo dei trasporti delle persone da ricoverare a Sonnenstein: ultimamente sto lavorando più del solito.
Ma quanti ci vivranno ormai lì dentro? Perché non riporto mai nessuno a casa? Perché porto persone che non sembrano malate?
Ma di questi tempi è meglio farsi poche domande; in fondo sto solo facendo il mio lavoro.

A Sonnenstein venne portata via la vita a oltre 1.5000 persone a causa di un’ideologia che vedeva nella diversità un errore da correggere, o meglio cancellare. Perché in molti si fecero domande e solo in pochi ebbero il coraggio di porle?
Non si può parlare di umanità dove venne perpetrato un orrore così grande e dove tanti furono complici, ancora più rimanderà indifferenti, e solo pochi si opposero.

Classe 5D, Liceo Moro

La 5D del Moro legge “La sorella di Anna Frieda”