Come esseri umani abbiamo dei limiti molto grandi, enormi, e tendiamo ad estraniarci da tutto ciò che non capiamo, a considerarlo lontano dalla nostra realtà; come facciamo, ad esempio, con lo sterminio di un popolo.
La reazione più frequente davanti all’orrore dei centri di sterminio o dei campi di concentramento, è di identificare il carnefice come un qualcosa di diverso dalle persone che riempiono le nostre vite. È così immediato dire: “I nazisti erano mostri, dei pazzi”, oppure “Solo menti malate potrebbero concepire simili atrocità”. Ecco, così è facile giustificare tutto quel sangue. Quegli uomini, quegli assassini, erano essere umani come tutti noi. Avevano famiglie e amici, andavano in vacanza al mare o in montagna. Tornavano a casa la sera dopo il lavoro come noi ragazzi dovremo fare tra qualche anno.
Ognuno di noi dovrebbe essere consapevole del fatto che, nonostante ci crediamo tanto indipendenti, siamo davvero fragili. È in momenti di difficoltà lo siamo ancora di più, aggrappandovi ad ogni promessa o speranza che ci viene data; perché quando si tratta di noi stessi, anche oggi, non ci facciamo problemi a sacrificare le opportunità di qualcun altro.
Gaia Bianchi, classe 5Q, Liceo linguistico Cattaneo dall’Aglio