Siamo arrivati da lontano, dimenticando le nostre vite, lasciandoci dietro la luce che cullava le nostre giornate. Auschwitz è lì, ci attende immobile, avvolto dalla nebbia. È un mondo staccato, deformato, un passato cristallizzato nel presente. La nebbia lo avvolge fino a farsi impenetrabile agli sguardi indifferenti.

È impossibile entrare veramente ad Auschwitz se non si è prima in grado di comprendere e rifiutare l’indifferenza che ha lasciato che i cancelli della libertà si chiudessero, abbandonando l’uomo nella prigione dei propri errori. Indifferenza che scioglie i legami fra le persone, le asseconda e illumina la strada delle tenebre, abbandonandole in un abisso di orrori. Le isola, le nasconde, le spoglia della loro umanità, come ombre esuli in un vagare infinito.

Entrando ad Auschwitz, ascoltando, toccando e comprendendo i nostri fallimenti, siamo in grado di riprendere il comando delle nostre vite e permettere che la luce spezzi la nebbia dell’indifferenza che ci ha avvolti in passato e che ancora incombe su di noi, illuminando così le nostre strade verso un futuro di speranza e libertà.

Classe 5P, Liceo Scientifico Cattaneo dall’Aglio