Protettorato: forma di tutela politica esercitata da uno stato su un altro.
Protettore: persona che svolge una benefica attività in aiuto dei deboli, dei bisognosi, degli
oppressi.
Reinhard Heydrich, inviato a Praga nel 1941 da Hitler, come Protettore di Boemia e Moravia,
ha meritato l’appellativo di “Boia di Praga”. Eppure era il Protettore della zona.
Eutanasia: buona morte.
Pirna, Sonnenstein: 14751 persone ufficialmente uccise con il monossido di carbonio, o
avvelenate, o lasciate morire di fame, con una dieta che portava rapidamente alla morte o
con una dieta che agiva più lentamente. Non credo che siano morte bene, e neppure
volentieri.
Parole che camuffano la realtà, per addormentare le coscienze.
Ma la realtà grida.
Arriviamo a Pirna e ci dirigiamo verso il parco. A me sembra di entrare all’ospedale di Parma, i cui padiglioni sono caseggiati di normali dimensioni immersi in un parco. Il parco di Pirna sorge su una rupe, al contrario di quello di Parma, è all’interno di una vecchia fortezza e sovrasta il paese.
Tra i caseggiati della fortezza c’è quello a cui siamo diretti noi: una delle cliniche destinate all’ Aktion T4. Piove e fa freddo, nel parco e nel cuore. Lungo il percorso ci accompagna una lunga fila di croci colorate. Entra con noi nella clinica.
Ascoltiamo la spiegazione della nostra guida, poi scendiamo nelle cantine. La fila di croci termina lì: numero 14751. I pannelli delle persone che hanno subito l’Aktion T4 mi schiacciano: le croci hanno un nome, un volto, una storia, parlano. In loro vedo i nostri ragazzi, i nostri figli, i nostri malati. Li curiamo, li amiamo proprio perché così speciali. Croci vive e luminose.
Entro nella stanza che era adibita a camera a gas. La commozione mi rende gli occhi lucidi, il cuore è in subbuglio. La descrizione di ciò che lì succedeva mi soffoca e passo nell’altra stanza. Ma lì si accumulavano i cadaveri, perché i forni erano pochi e lenti, e si facevano le autopsie: un canaletto di scolo lo testimonia ancora. Io ho visto dei canaletti simili solo nelle stalle: sono in una stalla?
Nella stanza successiva c’erano i forni crematori e in quella dopo si raccoglievano le ceneri, che poi venivano gettate lungo la scarpata della rupe. Infatti, qua le piante crescono rigogliose. Nella stanza delle ceneri una piccola bacheca espone alcuni oggetti personali di chi qua è diventato cenere: una stampella, un pettine, alcuni gioielli, un giocattolo, …. Usciamo e andiamo alla scarpata. Sotto di noi, uno splendido e piccolo paese ride dalle sponde del fiume Elba.
Il paesaggio è stridente nella realtà della scarpata e delle cantine appena visitate. Quante volte anche noi, ogni giorno, preferiamo non vedere l’altro nel bisogno, in difficoltà, sofferente, che ci interpella, e preferiamo crogiolarci nella nostra salute, nel nostro benessere, nella nostra tranquillità!
Il diavolo si nasconde nei dettagli, ha scritto Paulo Coelho: il parco nasconde la clinica della morte, la tenda che oscura il finestrino del bus grigio non fa intravedere le persone al suo interno, la visita medica e la doccia per i nuovi arrivati nascondono una decisione già presa…
Creiamo allora dettagli di vita: un parco riveli giochi di bimbi, una tenda si faccia sipario o svolazzi nel vento e accarezzi un viso, la visita medica sia per la vita, la doccia improvvisi una danza di gioia….
Possiamo. Dobbiamo. Tutti e ciascuno, ogni giorno.
Ora siamo scesi e lo starnazzare dei Germani reali ci fa compagnia dalle rive dell’Elba. Mi giro, e do un’ultima occhiata alla fortezza, croce che si staglia nel cielo.
Maria Giovanna Borsalino, insegnante dell’Istituto Galvani Iodi di Reggio Emilia
