“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” – Primo Levi

Calpestare lo stesso terreno, toccare con mano le stesse mura che hanno rinchiuso i deportati e respirare l’aria pesante che tutt’ora è presente nel campo, ha lasciato in noi la consapevolezza delle atrocità che si sono svolte tra quel filo spinato.

Poter circolare liberamente tra i blocchi ci ha intimiditi.

Oggi noi abbiamo potuto visitare con tutta libertà il campo, cosa inimmaginabile per gli internati privati della loro dignità di uomo.

È bastato osservare la divisa “indossata” dai prigionieri e dare una rapida occhiata alle nostre giacche pesanti e alle nostre calde scarpe, per capire quante futilità ci circondano.

Basti pensare agli oggetti di uso quotidiano portati con sé dai deportati e trattati come beni preziosissimi.

Piccolissimi dettagli che hanno segnato la nostra anima. Chiunque entri ed esca da un campo di concentramento non è più lo stesso di chi era prima.

Lo studio e la visione di ciò che è successo ieri aiuta a capire meglio ciò che sta accadendo oggi, perché la storia si ripete e moltissimi uomini ne conoscono solo una minima parte insufficiente per evitare che ciò riaccada.


Nicole Ferrari e Cristian Manfreda, 5F IIS Nelson Mandela