Classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado “Lelio Orsi”, Novellara (RE) – 2021
Pietro
Papi
Pietro Papi nasce il 9 Luglio del 1923 alle 2 a Novellara. Muore a Gladbach il 14 marzo 1945 a soli 22 anni.
RIDIAMO LA VOCE A PIETRO PAPI
Partendo come spunto dalle informazioni contenute nei documenti, da una chiacchierata con il nipote Giancarlo Crotti e usando anche un po’ di empatia e fantasia, abbiamo ricreato la storia di Pietro attraverso quattro lettere fittizie.
Gladbach, novembre 1943
Caro Luigi,
come stai? Io ultimamente sono molto angosciato, mi hanno ormai catturato da qualche settimana. Ti sto scrivendo dalla mia cella, una piccola stanza buia, cupa e molto fredda, dormo su un materasso talmente sottile da farmi sentire il pavimento sotto la schiena. Come puoi immaginare qua la vita da prigioniero è terribile, di notte c’è un silenzio assordante che spesso viene interrotto dalle grida strazianti e disperate dei miei compagni. Veniamo sfruttati ed essendo in tanti il cibo scarseggia. Per occupare il mio tempo ho deciso di raccontarti il periodo della mia infanzia. Sono nato in una serena notte di luglio del 1923 in via Vittorio Veneto 8, in un piccolo paesino chiamato Novellara, in provincia di Reggio Emilia. I miei genitori erano due persone splendide; mia mamma, Artoni Eugenia, era una donna molto semplice e generosa; faceva la massaia e si è sempre presa cura di me e dei miei quattro fratelli. Mio padre invece, Zeno, è sempre stato un uomo molto severo e rigido, ma con un cuore d’oro; dedicava la sua vita a noi e al suo mestiere, ovvero il lattonaio. Ho sempre avuto un’infanzia tranquilla e felice; ho tre sorelle e con loro spesso giocavo alla campana, a saltare la corda e andavamo spesso in bici. Novellara è un paese abbastanza piccolo e quindi fin da piccoli abbiamo avuto sempre molta libertà, una
parola che adesso mi suscita una sensazione strana, potevamo correre nei campi e inseguire gli uccellini che cinguettavano e l’unica preoccupazione era tornare a casa in tempo per la cena.
Non vedo l’ora di poter riavere quella libertà e spensieratezza.
Spero di vederti presto
Pietro
Gladbach, febbraio 1944
Care sorelle,
ora che sono qui in prigione e ho tempo per pensare a me stesso, vi voglio dire che sto raccontando ai miei compagni della mia amata Novellara, che mi manca molto e che probabilmente non rivedrò più.
Novellara è stata la mia casa sin da bambino, nonostante abbiamo dovuto trasferirci perché da via Vittorio Veneto, 8 dove sono nato, ci siamo spostati in Viale Roma, 26. Ripensando alla mia piccola cittadina, mi ritornano in mente pensieri e ricordi ormai lontani di amici e parenti con cui ho trascorso la mia infanzia e che non vedo da quando mi sono arruolato. I primi ricordi che mi tornano in mente sono legati ai nostri genitori, Zeno ed Eugenia, che sono riusciti a crescermi rendendomi una persona onesta e determinata, e che hanno fatto molti sacrifici, sia per me, che per voi.
Come faccio a scordarmi del mio primo colloquio di lavoro per la Slanzi? Sembrava un sogno. Appena quattordicenne, la mattina del mio primo colloquio, mi accompagnò nostro padre e fortunatamente venni preso subito in azienda perché notarono tutta la mia bravura nel modellare il legno e diventai stampista di modellini lignei. Ora devo smettere di scrivere, la nostalgia si sta facendo troppo forte.
Spero di rivedervi presto.
Il vostro Pietro
Gladbach, giugno 1944
Carissime sorelle,
vi scrivo per dirvi che nonostante tutto, sto bene, o per meglio dire, sono vivo. Non comprendo questa guerra, non ne capisco i motivi; so solo che tutti siamo costretti a
viverla. Resisto solo per un’unica speranza: quella di tornare a casa.
Comunque vada, tutto è perso: amici, colleghi, dignità…sì, la mia dignità di uomo si è persa nel momento in cui sono costretto a vivere la morte di coloro che qualcuno mi impone di ritenere nemici. Siamo solo pedine, armi umane puntate verso uomini come noi, come me…tutti con la stessa speranza di tornare a casa, di riabbracciare i cari, e di fare qualcosa per il bene comune. Non voglio rattristarvi con i miei racconti, ma purtroppo, questa lettera non può portare buone
notizie, se non il fatto che sono ancora vivo…
Penso a voi e alla mia casa, al mio lavoro alla Slanzi e ai miei modellini di legno quando tra le braccia tengo il corpo di un amico che non ce la farà… quando la notte, i bombardamenti sopra la mia testa sembrano annunciare la fine.
Quel mare che ben conosco per averlo solcato con il “Crispi”, è ora mille volte più salato per le lacrime di tutti noi. Le mie cadono per le ingiustizie, per la lontananza, per la disperazione…
Vorrei che il nostro paese rinsavisse, che tutto in poco tempo potesse tornare a ciò che era. Rimpiango gli sciocchi litigi per nulla tra giovani inconsapevoli di quanto orrore il destino può nascondere. E’ ora di andare, il dovere, per quanto opprimente, mi chiama.
Vi abbraccio, vi penso e vi auguro salute.
Il vostro Pietro
Gladbach, 05/19/1945
Dear Alba, Norma e Pierina Papi,
mio nome è Liam Smith e sono un soldato americano. Vi scrivo, oggi per informare voi di morte di vostro fratello. Noi abbiamo trovato, durante conta
di cadaveri, suo corpo in Gladbach dopo un attacko aereo. Pietro Papi è morto il 03/14/1945 a 22 anni. Lui era fuochista di marina in nave Cacciatorpediniere Francesco Crispi ed era arrivato in Gladbach dopo attacko tedesco alla nave in Grecia. Io ho trovato vostra foto in tasca di pantaloni, vostri nomi erano scritti dietro foto e io ho fatto qualche ricerca. Grazie a mie ricerche in archivio di marina, io essere risalito a vostra città. Oggi io ho chiesto dove corpi verranno seppelliti; meta è cimitero cattolico di Gladbach.
Verrà trasportato a Gladbach intorno a 06/02/1945. Se voi fare richiesta, cadavere forse può essere riportato in Italy, ma non ve lo posso assicurare. Mi dispiacere for your loss. Io ringraziare voi in anticipo se leggerete lettera.
Goodbye!
Liam Smith
Oggi Pietro Papi riposa nel cimitero comunale di Novellara.
Pietro Papi
viale Roma 13
Novellara, RE, 42017