Un lago… che voglia di tuffarmi! I prati sono splendidi, l’aria è tiepida, ci sono fiori e uccellini…durante il viaggio abbiamo visto falchi e caprioli…Barche sul lago, il porto, il paese e la chiesa, con il campanile che svetta nel cielo limpido.

Due boe gialle…delimitano un cimitero nelle dolci acque. Bellezza, vacanze, tortura, morte: contraddizioni stridenti. Ma reali. Ora le tocco con mano. E mi catturano. Qui si sente qualcosa, voci, presenze. Speranza. Quella speranza simboleggiata dal fiore piantato nella fossa comune su cui è cresciuto un roseto, simbolo delle donne, all’altezza della targa dell’Italia. Un mio alunno lo ha lasciato qua, in piedi, come simbolo di rinascita. Io ho lasciato il mio fiore ai piedi di un forno, quello su cui le donne sopravvissute hanno scritto i loro nomi alla liberazione del campo, il 30 aprile 1945; tra loro c’era anche Maria Arata, emiliana. Per loro ho lasciato il fiore, per loro, perché la vita non si è arresa neppure in quelle estreme condizioni, e per le donne cremate lì.

Sì, perché anche in questo posto, uno dei tanti in cui il male si è insinuato dappertutto, qualcuno non ha ceduto. Non si è arreso. Qualcuno ha osato ribellarsi, amare cercando con gli occhi una persona al di là del filo spinato, soccorrendo chi ne aveva bisogno… molte hanno pagato con la vita questi gesti eroici, ma qualcuna ce l’ha fatta, per potercelo raccontare. Per testimoniare.

Vorrei questo coraggio, che sfida la morte e le torture. Vorrei essere davvero, e in ogni momento, prossimo per chi mi sta vicino. Come queste donne. Perché credo nell’uomo e nella vita, perché non voglio arrendermi, ma concimare quel fiore di rinascita in ogni momento, nel tempo e nello spazio che mi è dato di abitare.

Rinascita che sta a noi. Non dobbiamo sperare che tutto questo non si ripresenti, dobbiamo fare in modo che non si ripresenti. Perché ogni sguardo, ogni pensiero, ogni gesto ha delle conseguenze. Sta a ognuno di noi non rinunciare alla vita, alla speranza, al coraggio, alla costruzione di un mondo umano.

Il muro di Berlino è crollato, ma ne sono stati costruiti altri: a Gerusalemme, in Messico. I campi nazisti sono stati chiusi, ma ci sono quelli cinesi, libici, russi. Il futuro non si cancella se la memoria diventa memoriale vivo per agire diversamente e creare una vita degna di questo nome per tutti e densa di significati positivi: apologia del bene e della vita, non del male! Insieme è possibile, senza rinunciare a nessun passo, anche se piccolo, perché sono le mani e i piedi di ognuno che camminano per realizzare un mondo migliore, per nutrire quei semi di bene che chi ha vissuto prima di noi ha piantato e chi verrà dopo continuerà a coltivare.

Maria Giovanna Borsalino, insegnante dell’Istituto Galvani Iodi di Reggio Emilia