Credo che certe volte sia necessario fermarsi a pensare per capire che le persone nei ghetti e nei campi abbiano davvero vissuto determinate situazioni, non è solo una brutta favola, ma è la realtà, è successo davvero. Oggi passando tra le baracche di Terezin faticavo a immaginarmi come veramente delle persone potessero vivere in certe condizioni. Persone che si sono trovate per caso in una tremenda situazione, persone che in un’altra epoca, in un altro mondo sarebbero potute essere ognuno di noi.
Mentre io la sera d’inverno vado a letto sotto il caldo del piumone, una ragazza della mia età andava a dormire con altre 400 persone in una baracca con letti di legno senza materassi e in una stanza senza una stufa con 20 gradi sotto zero. Mentre io la mattina mi sveglio e apro la mia dispensa pensando a cosa scegliere da mangiare a colazione, una ragazza della mia età si alzava senza nemmeno mangiare, aspettando tutto il giorno per ricevere il suo unico pasto: una scarsa porzione di pane e zuppa. Mentre io vado a scuola, esco con gli amici, vado a danza, una ragazza della mia età passava la giornata a lavorare senza pause e senza energie sperando di riuscire ad arrivare alla fine del giorno. Mentre io dopo una lunga giornata decido di andare dai miei genitori ed abbracciarli cercando affetto e supporto, una ragazza della mia età i genitori non li aveva più, perché erano morti a causa della dura vita nel ghetto, o perché erano stati deportati. Sono cose difficili da immaginare. E perché lei e non io? Sarei benissimo potuta essere io, sarebbe potuta essere mia mamma o potrebbe essere mia figlia in un futuro.
Tutto ciò non può più succedere, non deve più succedere e dobbiamo continuare a ricordare, fermarci a ragionare per comprendere ciò che davvero è successo e come è potuto succedere perché una situazione del genere non si presenti mai più. Ma purtroppo non credo che tutti siano capaci di comprendere, di ascoltare, di vedere l’umanità nel diverso, di provare compassione o amore per gli altri, di capire che solo per la casualità della vita sarebbero potuti trovarsi dalla parte sbagliata. Perciò situazioni come queste continuano a esistere, e non so cosa aspettarmi dal futuro. So solo che porterò dentro di me quella ragazza della mia età, che probabilmente ora non c’è più. E so che se si presenterà la situazione farò di tutto per evitare che un’altra ragazza, un’altra persona, dovrà soffrire in questo modo.

Camilla Brina Haller – 5E Istituto Gobetti Scandiano

I monumenti che ricordano le vittime di Terezin, arrivate nel campo da mezza Europa