Istituto Catteneo-Dall’Aglio, Castelnovo ne’ Monti (RE) – 2019

Romano

Righi

Toano fu interessato dalla terza operazione Wallenstein, avvenuta tra il 30 Luglio e il 7 Agosto 1944 nel territorio della Repubblica Partigiana di Montefiorino. Durante questo rastrellamento uno dei civili arrestati fu proprio Romano Righi.
Durante l’estate del 1944 la forze nazi-fasciste avevano perduto il controllo di molte aree montane grazie alle forze partigiane, ma anche per l’avvicinamento del fronte di guerra da parte degli alleati sull’ Appennino Tosco-Emiliano.
Nonostante questa perdita territoriale, i tedeschi necessitavano di una grande forza di manodopera soprattutto per l’industria bellica nazista e per questo attuarono una serie di rastrellamenti che presero il nome di operazioni Wallenstein.

Toano fu interessato dalla terza operazione Wallenstein, avvenuta tra il 30 luglio e il 7 agosto nel territorio della Repubblica Partigiana di Montefiorino. Il 2 agosto Toano fu bombardata e incendiata.
Durante questo rastrellamento uno dei civili arrestati fu proprio Romano Righi.

Lucia, la figlia, ci racconta la scena dell’arresto: il padre rimase a protezione della propria casa, mentre il resto della famiglia cercò di scappare verso Massa. Solo in seguito, lui insieme ad un signore anziano, partì per raggiungere il resto della famiglia.

Durante la loro fuga vennero fermati da una pattuglia tedesca, che chiese la carta d’identità a Romano. Lui non l’aveva con se’. Aveva 55 anni, ma i capelli neri e non dimostrava la sua età. I tedeschi lo arrestarono.
Fu portato nella piazza di Cerredolo insieme a tanti altri catturati a Toano e nei paesi vicini.
La famiglia lo seppe e per due volte la moglie e i figli lo andarono a trovare. Lucia andò nel pomeriggio . Lui era contento: i tedeschi avevano detto che gli uomini, dopo aver ricostruito un ponte danneggiato, sarebbero stati mandati a casa.
Non era vero! Così Lucia vide il suo papà per l’ultima volta.

Verso sera i deportati incolonnati vennero condotti a Sassuolo, poi a Carpi e di lì in Germania, a Kahla.
Le deportazioni a Kahla iniziarono in Aprile del 1944. Gli italiani, insieme ad altri prigionieri catturati da ogni parte d’Europa, lavoravano allo scavo di gallerie per la costruzione di un aereo commissionato dal fuhrer.
Le condizioni dei prigionieri peggioravano di giorno in giorno. Le risorse tedesche diminuivano sempre di più e ai deportati veniva dato sempre meno da mangiare.

Romano viene destinato al Lager 7 e questo è strano perché era un lager destinato a politici, progionieri di guerra e internati militari. Romano era un contadino, rimasto fuori dalla vita militare, era un padre di famiglia con sei figli .
La figlia Lucia ancora si chiede perché questo sia avvenuto.

Dopo 4 mesi, Romano viene ricoverato all’ospedale di Hummelshein, il 10 dicembre del 1944, ha una ferita al piede, che ha fatto infezione. Viene tenuto in ospedale un mese e dimesso in gennaio.
Il medico dichiara che è in buona salute. Muore il 19 gennaio secondo le testimonianze , e il 2 febbraio secondo i documenti tedeschi.
Il certificato di morte presunta arriva soltanto nel 1953.
A casa la famiglia conosce il destino di Romano nell’agosto del 1945, quando tornano a casa i compagni di prigionia, Flaminio Lugari e Peppino Righi. Loro raccontano alla moglie Marcellina che il marito era talmente debole che una mattina non si alzò più.
Analizzando la nostra storia, abbiamo:
la cattura di un bravo padre di famiglia, che lascia sola una moglie e sei figli,
una morte di stenti e una sepoltura in una fossa comune di un paese sconosciuto.
La famiglia l’hanno tirata avanti la moglie e il figlio di 18 anni, Domenico. Sono contadini, ma non basta.
Il 7 dicembre del 1948 Marcellina viene riconosciuta come vittima di guerra, ma non serve a molto. C’è una pensione, ma così piccola che non può mantenere sei figli. Tutti lavorano, tanto.
Le figlie, appena possono, vanno a servizio, oppure alla monda del riso.
Nonostante i Righi abbiano dovuto attraversare anni difficili, sono riusciti a mantenere il proprio nucleo famigliare con il sacrificio di tutti.
Di Romano hanno un bel ricordo e un grande dolore per non avere nemmeno una tomba su cui piangere.

Romano Righi