Comincio col dire tre parole per descrivere questo viaggio: triste, spettrale ma soprattutto indimenticabile.
Si potrebbe dire che ogni viaggio sia indimenticabile, ma questo, il viaggio della memoria lo definisco indimenticabile perché lascia il segno nella mente e nell’anima di ogni studente.
In questo viaggio ho avuto l’opportunità di rivivere il passato perché si, ne sento parlare, ho visto i film ma qui ho rivissuto quel passato, cupo, misterioso, indescrivibile.
Nel mio caso questo mondo parallelo l’ho rivissuto a Terezin.
La prima cosa su cui ho posato lo sguardo sono state le lapidi che ti accompagnano fino all’entrata di quel freddo ed amaro inverno.
Su quelle lapidi non ho visto un nome, un cognome, una foto, una data, ho solamente visto un numero, il numero dell’ennesima persona uccisa nemmeno considerata come tale.
Lì, la prima domanda che mi sono fatta è come i nazisti potevano essere così crudeli da non considerare gli ebrei persone ma considerarli già come un mucchio di cenere di cui ne sarebbero rimasti i vestiti, le scarpe oppure qualche capello.
Credo che la peggior cosa fosse il fatto che loro erano ignari di tutto ciò, sapevano che sarebbero giunti al loro triste crudele destino ma non così.
Le sensazioni, le emozioni, le cose viste che ti rimangono impresse da questo viaggio sono un bagaglio che io e tutti i ragazzi che affrontano esso terremo per affrontare la vita e per ricordare questi momenti come gli abbiamo vissuti dentro questi luoghi della memoria.
Una frase che mi ha colpito è stata:
“Un viaggio è un cammino da raccontare e non solo da affrontare. É da raccontare insieme, unendo emozioni, ricordi e i pensieri”.
Noi questo viaggio lo racconteremo, lo ricorderemo con il dovuto rispetto, rispetto per persone, perché sì gli ebrei erano persone tali uguali a noi che sono state uccise, giustiziate e torturate.
Gli ebrei hanno rischiato la loro vita non solo in questi campi ma anche per difendere i loro diritti che gli venivano tolti come se fossero scarti della società.
Alcune persone ebree prima di essere processate hanno urlato la parola libertà, essi volevano la libertà di poter vivere senza limiti come ogni persona avrebbe il diritto di fare.
Ringrazio Istoreco per averci dato la possibilità di farci vivere queste emozioni e questo freddo crudele passato.
Grazie a questo viaggio mi porterò dietro un bagaglio importantissimo per tutta la vita.
Letizia Belli – 5S Istituto Mandela
