In questi giorni abbiamo avuto un confronto con la storia dell’Olocausto diverso da quelli avuti finora, siamo entrati in contatto con alcuni dei luoghi in cui si sono consumate le atrocità causate dall’ideologia nazista e dalle azioni di uomini, uomini che eseguivano ordini, uomini che traviati dalla paura, dall’egoismo, dal fanatismo, si sono resi oppressori di indifesi e innocenti.
Questi luoghi hanno avuto certamente un forte impatto sulla maggior parte di noi, nonostante siamo sempre più assuefatti, di generazione in generazione, ad essere indifferenti ai mali del mondo ed a saperci estraniare dalla realtà anche quando questa si fa viva in luoghi come Terezin o Sonnenstein a Pirna.
Le emozioni provate sono molte, fra cui risalta tra tutte la tristezza, c’è chi reprime le lacrime e c’è chi come me non riesce a provare tristezza nel vedere questi luoghi di atrocità passata.
A mio dire non c’è da confondere la mancanza di questa emozione con una forma di apatia o di una incapacità di provare empatia verso coloro che in questi luoghi hanno sofferto e spesso perso la vita, perché la soggezione per tutto ciò che è accaduto permane nel nostro animo.
Nel vedere i dormitori e le celle, nel vedere le docce e i crematori, si potrà provar pena nei confronti dei deportati, ma questo è inutile senza un confronto con quella che è stata la realtà passata.
La comprensione della verità storica è arrivata per me con la rabbia, che attraverso la totale consapevolezza di ciò che è accaduto, mi ha portato ad affrontare il rifiuto che provo nell’accettare che orrori simili siano potuti accadere realmente.
Posso solo sperare in una promessa che le nuove generazioni dovrebbero fare a quelle passate, la promessa di avere memoria di queste atrocità, e di fare di tutto per combattere i tre giganti che sono l’ingiustizia, la paura e l’ignoranza.
Questi tre principi sono alla base di ogni pensiero che calpesta i diritti umani: ancora oggi infatti c’è chi soffre a causa di regimi, non solo di stampo fascista, ma basati sulla negazione dei diritti inviolabili del popolo. È per questo che c’è il bisogno di ricordare, anzi il DOVERE di ricordare, sia perché potremmo essere i prossimi a cadere sotto il giogo di un totalitarismo, sia perché non possiamo rimanere indifferenti difronte alle sofferenze altrui, in quanto non siamo solamente cittadini italiani, ma siamo tutti cittadini del mondo.

Tommaso Armani, Consulta Studentesca di Reggio Emilia

I dormitori di Terezin. Foto di Katia De Nicola, Consulta Studentesca di Reggio Emilia