Un pensiero che parte dal muro di Berlino e ci porta ai muri di oggi in mezzo mondo.

Le parole che disse la nostra guida al muro (una ragazza giovane, che ha vissuto col muro 14 anni) mi hanno colpito, per la semplicità e la spontaneità con cui hanno espresso un aspetto che oggi quasi nessuno vede … nessuno lo vede forse proprio per questo suo essere scontato (anche se: se lo consideriamo scontato nella vita quotidiana, non facciamo altrettanto nelle questioni di vita e di morte).

“Il muro di Berlino è stato eretto per impedire alle persone di fuggire, per contenerle; mentre i muri che oggi vengono eretti servono a impedire alle persone di entrare.

Ma entrambi hanno un aspetto in comune: negano il *diritto di ognuno a decidere dove voler vivere*”.

Nonostante la semplicità con cui l’ha detto, e nonostante fosse una piccolissima parte del discorso, mi ha ferito: perché non ci avevo mai badato prima d’ora. È un concetto semplicissimo, eppure, l’abitudine a non sentirne la privazione, a essere rinchiusi nella nostra piccola bolla, ce lo ha fatto negare.

Lì trovai un indizio per la risposta alla domanda che tutti da tanti mesi si pongono: “Accogliere?”


Marco C. – 4A Liceo Moro – Reggio Emilia