Credo che questa sia un’esperienza che porterò sempre con me.
Una delle cose che più mi è rimasta impressa è stato il vedere alcuni degli effetti personali di persone che hanno vissuto sulla loro pelle la guerra. Ad esempio, delle scarpe di bambini, oppure le valigie con numeri e segni per essere riconosciute.
Vedere le stanze, le celle di isolamento nella fortezza piccola mi ha fatto veramente impressione, perché entrare in posti in cui sei completamente consapevole del fatto che le persone non vi andavano di loro volontà fa un certo effetto.
Sapere che migliaia di persone sono morte nelle stesse stanze di cui io oggi ho calpestato il pavimento mi fa sentire a disagio, quasi come se fossi nel posto sbagliato, come un’intrusa.
Una delle cose che più mi ha lasciato questa sensazione è il fatto che il ghetto di Terezin sembri quasi una città fantasma: le uniche persone che ho visto erano uomini e donne che lavoravano, ad esempio pulivano i marciapiedi o asfaltavano le strade.
Capisco che non sia il luogo più “bello” (se così si può definire) in cui si possa vivere, ma mi ha comunque fatto impressione.

Matilde Cocconi – 5C Liceo G. Chierici

Tombe lungo il viale di ingresso della Fortezza piccola, Terezin