Lo scopo del viaggio della memoria è vedere. Vedere per poter comprendere. Il comprendere porta a pensare, pensare a come tutto questo sia potuto succedere e a quali furono le motivazioni che portarono alla creazione di questi terribili meccanismi che hanno portato alla morte milioni di persone. Quello che fa arrabbiare di più è che queste vittime non erano colpevoli di nulla, tranne che di essere se stesse.

Come è iniziato tutto? Come ha potuto svilupparsi così rapidamente e in un modo così violento? Per far sì che si affermasse nell’ideologia comune un pensiero così estremista non è bastata la presenza di un leader forte, per fare ciò serviva un gruppo ben più ampio di persone che la pensassero tutte allo stesso modo, una massa. La massa è più forte di un singolo individuo e l’individuo stesso all’interno della massa è più forte. Per riuscire a creare ciò non poteva bastare unicamente l’ideologia comune, è stato quindi necessario l’individuazione di un nemico comune: gli oppositori politici, gli ebrei.

Una delle cose che mi ha colpito di più della visita al campo di Auschwitz è stato il corridoio, pieno di foto dei prigionieri, delle vittime di questo sistema. Mi ha colpito il fatto che queste persone viste in quelle foto apparissero ai miei occhi tutte uguali, come fossero in realtà una sola: tutti senza capelli con il volto scavato, vestiti allo stesso modo con gli occhi pieni della stessa paura, quella di non conoscere. Ho tentato di darmi una spiegazione per questo e credo che il fatto di rendere tutte queste persone uguali tra loro, in modo da togliere ogni particolarità, ogni caratteristica propria dell’individuo sia stata attuata non solo per facilitare il lavoro di tutti ma anche per rendere l’identificazione di un nemico comune più semplice per l’intera massa. Perché mettendo una persona in quelle condizioni è più facile riuscire a vedere questa solo come un nemico e non più come un essere umano che prima di tutto ciò aveva una vita normale, una famiglia, un lavoro.

Ciò che fa paura e fa riflettere è il fatto che molti di questi meccanismi che hanno portato a tutto ciò si stiano ripetendo ancora oggi, ogni giorno possiamo vedere tanti piccoli segnali che dovrebbero farci pensare. Siamo tutti umani e dobbiamo tutti quanti sostenerci e lottare per la libertà di essere chi siamo con tutte le nostre diversità, senza il rischio che qualcuno un giorno possa decidere della nostra vita e della nostra morte. Dobbiamo tutti ricordare e tenere viva la memoria perché chi dimentica il passato è condannato a riviverlo e a riviverne le conseguenze.

Benedetta Morini, classe 4T, Istituto Zanelli