E’ proseguita anche nel 2018 la collaborazione fra il Viaggio della Memoria e Rumore, la webradio dell’università di Modena e Reggio Emilia. Rumore ha accompagnato i viaggiatori e ne ha poi ospitati alcuni nel proprio studio, per registrare insieme un programma che racconti l’esperienza. Nel 2018, hanno collaborato con noi i ragazzi dell’Enaip.
E’ disponibile il libro fotografico del Viaggio della Memoria 2018, dedicato alle studentesse e agli studenti e alle loro famiglie il cui fondamentale contributo rende il Viaggio possibile per il 20° anno consecutivo. Grazie alle fotografie di Andrea Mainardi e ai racconti del diario online scritti dai ragazzi un ricordo del Viaggio della Memoria 2018.
La testimone di Istoreco Liliana Del Monte Manfredi, superstite dell’eccidio della Bettola, parla della sua esperienza con gli studenti del Viaggio della Memoria 2018 ad Auschwitz.
Ilenia Malavasi, sindaco di Correggio e vicepresidente della Provincia di Reggio Emilia, parla della sua esperienza al Viaggio della Memoria a Cracovia e Auschwitz.
Sono andata ad Auschwitz. Ci hanno descritto orrori impensabili, condizioni di vita disumane; ci hanno parlato di persone svuotate della loro essenza, della loro identità, “pezzi” li chiamavano i nazisti. Se esiste un qualche dio dopo la morte allora tutte le persone deportate si meritano il paradiso perché all’inferno ci sono già stati…
I nazisti hanno creato un inferno perfettamente funzionale e studiato in ogni minimo dettaglio. Vi hanno imprigionato e ucciso oppositori politici, ladri, disabili, ebrei, zingari, omosessuali. Alcuni di loro saranno stati gentili e altruisti, altri arroganti ed egoisti, altri ancora magari timidi proprio come me. Ma posti in quelle condizioni, costretti a morire o peggio, a vivere desiderando ogni giorno di poter morire, ai miei occhi sono tutti uguali, tutte persone e non pezzi, esseri umani che prima della deportazione avevano sogni, passioni, paure, una famiglia. Quindi tutti degni della mia compassione e del mio rispetto.
La prima emozione che ho provato camminando per Birkenau è stata la rabbia. Rabbia per tutti coloro che hanno osato uccidere milioni di persone; tantissimi hanno collaborato a creare questo orrore e non erano tutti uomini pazzi, ma uomini intelligenti, capaci, studiosi che hanno impiegato tutte le loro conoscenze per costruire campi di concentramento e sterminio, distruggendo ogni giorno la vita di migliaia di uomini, donne e bambini. Ma poi ho capito. Non voglio sprecare nemmeno un briciolo delle mie forze ad odiare coloro che hanno permesso questo, non ne vale la pena. Al posto della rabbia ora provo un profondo rispetto per tutti coloro che sono stati uccisi e per coloro che sono sopravvissuti, per gli ebrei e gli omosessuali, tutti, senza eccezioni. Li rispetto e provo amore per loro, avrei voluto condividere il loro dolore. Perché tutte quelle persone sono state ripudiate, private della loro dignità e invece avrebbero dovuto essere amate. Allora ho capito il senso di questo viaggio della memoria: in quei luoghi di morte e silenzio io ho trovato anche un messaggio di speranza e amore, di solidarietà e rispetto. Tutta la sofferenza, il dolore delle persone deportate mi hanno colpito nel profondo, mi sono entrati dentro. Quando ero lì ad Auschwitz riuscivo a immaginare il loro odore, le loro mute e disperate richieste di aiuto, riuscivo a vedere i loro sguardi persi e colmi all’inizio di ansiosa incomprensione e infine di tremenda consapevolezza. Da quel momento una parte del mio cuore sarà sempre per loro che sono stati traditi dall’umanità, soprattutto per i bambini, piccoli e indifesi, che si meritavano più di tutti di vivere invece sono stati i primi a essere uccisi. Mi dispiace così tanto.
Non ho mai provato tante emozioni tutte insieme. Ero sconvolta mentre camminavo lungo le rotaie di Birkenau per cercare un piccolo spazio dove lasciare il mio fiore bianco; un gesto semplice ma il simbolo che anch’io ho avuto la possibilità di immaginare una piccolissima parte di ciò che quelle persone sono state costrette a sopportare. E anche se la mia mente non può capire quello che i deportati hanno provato, la vergogna, la speranza che si affievoliva giorno dopo giorno, i loro pensieri, ci provo con tutto il mio cuore. Scrivo per non dimenticare nulla, per tenere fissi nella mia mente ogni particolare e ogni dettaglio, la traccia indelebile di alcuni di quei volti che ho potuto vedere. Spero che un giorno rileggere queste parole mi aiuterà a ricordarmi che mai più dobbiamo combattere in nome dell’odio contro la diversità, ma in nome dell’amore e della pace, così forse il mondo sarà un posto migliore.
Questo sito fa uso dei cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Proseguendo nella navigazione acconsenti all'utilizzo dei cookie. AcconsentoPrivacy & cookie policy
Privacy & cookies
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.